Mercoledì, 03 Luglio 2024 05:41

E no: Je ne suis pas Charlie!

Pubblicato in News

Non c'è bisogno che vi ricordi (in quanto divenuta virale sui social) la disgustosa vignetta di Charlie Hebdo sui morti del terremoto di Amatrice, raffigurati impaccati come sardine nel cemento e nelle macerie. No, "Je ne suis plus Charlie", e non lo sono mai stato. Perché ho conosciuto molto bene, da vicino, per parecchi mesi di mia permanenza a Parigi, nella prima metà degli anni 80, ciò che stavano combinando i loro architetti, così simili per follia, demagogia e impreparazione ai nostri, ideatori e autori degli ecomostri di Corviale a Roma e delle Vele a Napoli. In quegli anni, una politica mitterandiana megalomane e cieca aveva autorizzato la costruzione di mega periferie nuove di zecca, con enormi palazzoni, privi di servizi adeguati e di spazi sociali, confinati nell'anello periferico della Ville e destinati ad accogliere molte centinaia di migliaia di nuovi e vecchi immigrati dagli ex domini dell'Africa francese, compresi (già da allora!) i loro da figli di 2^ generazione, cittadini francesi di pieno diritto. Ghetti: si trattava semplicemente di orribili ghetti. Quanto ci avrebbero messo quelle periferie a esplodere? Un Amen, come si è visto più volte. Perché, per i beur, l'ascensore sociale francese è fermo da tempo a un piano intermedio: non si entra e non si esce. Così, i nuovi quartieri sono diventati luoghi abbandonati dal potere e rifuggiti dalle forze dell'ordine: una fucina ineguagliabile di delinquenza, emarginazione e spaccio di stupefacenti, in cui le bande armate scorrazzano come topi nel formaggio. Mi chiedo se Charlie Hebdo abbia mai battuto un solo colpo in merito. Se abbia mai approfondito, quel periodico tanto famoso, il "perché" tutti quei giovani e giovanissimi francesi di pelle bruna ("basanée") disprezzano le radici culturali della Patria di Voltaire e le sue istituzioni, e hanno riscoperto la Jihad come fatto identitario di massa. Quali sono le enormi, incalcolabili responsabilità di certi settori radical "chic" francesi, intendo? Qualcuno ricorda, così per caso, che il "deficit spending" transalpino viola alla grande i parametri di Maastricht di cui Parigi e la sua Grandeur bellamente se ne infischia? Solo noi, da fuori, ci rendiamo conto che i nostri cugini d'Oltralpe hanno in casa, nel cuore del cuore di Parigi, un'immensa polveriera, quella della protesta giovanile e studentesca di giovani che non troveranno più un lavoro decente nei prossimi decenni? Chi, se non la pochezza dell'establishment delle classi di governo locali sta armando la destra populista, dato che il terrore cieco di loro giovani cittadini musulmani ha sconvolto più volte l'opinione pubblica europea e mondiale, vedi Nizza e Bataclan? Così, tanto per dire, non ho mai dimenticato che fu, storicamente, Mitterand a pretendere da Khol la contropartita della rinuncia al marco, in cambio del semaforo verde francese alla riunificazione delle due Germanie. Così, anche noi abbiamo adottato l'euro, infilandoci in una trappola mortale (certo, anche per la terribile insipienza e mancanza di lungimiranza della politica italiana di allora che non ha saputo governare il fenomeno della Moneta Unica)! No, a me pare che la Francia, in generale, il mea culpa non lo voglia proprio fare! Sto parlando, in particolare, dell'enorme, imperdonabile responsabilità internazionale recente, a proposito di un suo interventismo militare del tutto fuori luogo, che ha posto le drammatiche premesse, con il dispiegamento dell'esercito e dell'aviazione tricolori, per far saltare la polveriera libica e mediorientale, sperando di piazzarsi primi e meglio nel post-Ghedafi per le forniture petrolifere e il controllo della regione. Va, la fermo qui, che il mio "cahier de doléance" è lungo quanto certa presunzione infinita. Veniamo, piuttosto, a questioni ben più importanti. Tempo fa, scrissi qualcosa a proposito della... manutenzione del terrore e dei comportamenti eversivi "standard" (per così dire...) delle più importanti centrali del terrorismo internazionale, che oggi si connotano per una matrice religiosa del radicalismo islamico. Ci risiamo, torniamo sempre all'inizio della... coda che il serpente si morde chiudendosi a circoletto. Un loop emotivo, un travaso di paura e terrore di massa nei Paesi occidentali colpiti che, obiettivamente, è proprio l'effetto cercato dai suoi autori. Vediamo la cosa con occhi, come dire, un po'.. marziani. Dunque, la bruta statistica ci dice che, essendo noi europei qualcosa come cinquecento milioni di anime, la probabilità di rischio di cadere vittima di attentati terroristici è, in pratica, pari a zero! Al contrario di quella che riguarda gli incidenti stradali, infinitamente più elevata della prima, naturalmente. Quindi, ciò che fa la differenza è lo stato psicogeno e ansiogeno che simili gesti ispirano all'uomo della strada. Dovremmo fare un po' come gli israeliani, che hanno sviluppato una resilienza invidiabile a tutte le forme più bieche e feroci dell'odio terrorista, accoltellamenti compresi, che è l'ultima versione popolare del terrorismo fai-da-te. No, non dico di non aver paura. Ma, forse, è il caso di avere un po' più di fiducia negli anticorpi che da sempre, da quando siamo su questa terra, ci hanno permesso di proseguire fino a oggi. E questi sono rappresentati dalle nostre barriere psicologiche. A forza di attentati, ci si fa, come dire, il "callo" mentale. Ci si abitua. Lo si prende come un drammatico dato di fatto della nostra epoca. Come l'antrace e i pazzi che ne fanno incetta per colpire quante più persone innocenti possibili. Intanto, quello che posso dire è che gli apparati di contrasto dell'Occidente sono un po' lenti, ma funzionano benissimo per organizzare difese serie nel tempo. Belgio, Francia, Inghilterra e Stati Uniti compresi. Ma c'è un'altra questione che desta sorpresa: come mai le opinioni pubbliche citate non chiedono a gran voce di andare in guerra contro l'Isis ed eradicare, una volta per tutte, la minaccia che viene da Al Bagdadi? Semplice, secondo me. L'uomo di Mosul non è Hitler. Non ha nessuna armata, aviazione, truppe corazzate, SS, etc., in grado di violare frontiere e occupare Nazioni, manu militari. Lui sta, in fondo, nella commedia della minaccia, che non ha nulla a che vedere con quella vitale, insopportabile, quando uno spietato esercito di occupazione ti recide l'anima, ti opprime e ti umilia, ti depreda delle tue risorse economiche e fa prigionieri e uccide gli uomini migliori che resistono. Perché, è vero: i miliziani dell'Isis, militarmente parlando, sono delle assolute nullità. L'unica fama vera che si sono guadagnati è quella della ferocia inaudita e, per fare sempre più paura (visto che il "callo" dell'Opinione Pubblica si inspessisce nel tempo) non sanno far altro che essere sempre più feroci, addestrando bimbi innocenti a farsi esplodere, o riempiendo fosse comuni di migliaia di vittime civili assolutamente innocenti e disarmate (ma guarda un po'.. Vi ricorda qualcosa? Milosevic, per esempio. Qua vicino, a due passi da noi). Non è che, in questo, le satrapie mediorientali abbiano dato dimostrazione di grande umanità, vedi le devastazioni intollerabili che fanno del popolo siriano un martire collettivo! Concludo: siamo solo sulle montagne russe. L'Isis non attraverserà nemmeno una pozzanghera (altro che Mediterraneo) per cercare di portare i suoi guerrieri alle nostre porte di casa. Quindi, viviamo serenamente la nostra vita, che i problemi che ci riguardano sono di ben altro tenore, come quello di giovani generazioni che non hanno più un futuro di lavoro dinnanzi a a loro!

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