Mercoledì, 13 Novembre 2024 10:20

Le canzoni: solo un momento di svago?

Pubblicato in Cultura

Le canzoni spesso vengono giudicate come "momenti" puramente di svago, utili solo per rendere spensierate le nostre giornate, meno monotoni i nostri viaggi. Ed invece io credo che ad esse- specialissimo momento di ispirazione dell'autore- vada attribuito il giusto significato e la giusta portata, quegli elementi senza i quali, a torto, vengono definite, come dicevo, solo un momento di svago. Il "paroliere", chi scrive cioè canzoni, io credo che vada annoverato tra i "poeti", coloro i quali che- a parte il significato stretto del termine che lo relega alla poesia- per sensibilità, specialissima ispirazione, talento, esperienze di vita vissuta e fantasia "riesce" a trasmettere al prossimo ciò che si porta dentro e che è frutto, come dicevo, di tali prerogative. In altre parole chi scrive canzoni, e parliamo di quelle a carattere popolare, la c.d. "musica leggera" è un vero poeta, e questa sua "poesia", rispetto però allo scrittore o al poeta stesso, tradizionalmente inteso, "ha bisogno" di qualcos'altro per raggiungere l'interesse e il gradimento della gente: la musica! Ragion per cui la credibilità, il successo e il gradimento di una "lirica" non può prescindere da una buona "musica" che ad essa si accompagna e che contraddistingue, come dicevo, un semplice testo scritto, o la poesia, dalla canzone. Nella storia della musica leggere italiana, fortunati sodalizi hanno caratterizzato grandi successi: si pensi al duo Mogol-Battisti, Facchinetti- Negrini, quello de I Pooh, per intenderci: in questo caso canzoni che hanno fatto davvero storia ed hanno colpito diretto al cuore della gente al di là dei temi affrontati, dal rapporto di coppia, all'amore tradizionalmente inteso, al tradimento, al tema della omosessualità: si pensi che Valerio Negrini, nel 1976, affrontò questo tema che all'epoca rappresentava a torto un tabù: il brano si intitolava "Pierre" e musicato da Roby Facchinetti divenne, e lo è tutt'oggi, un pezzo indimenticabile! Brani che proprio per la loro intima struttura- paroliere diverso dall'autore della musica- però con un destino l'uno soggetto all'altro: un grandioso testo, un maestoso tema musicale. Ma ancor più grandi appaiono quegli autori, come il maestro Gino Paoli, ideatori sia di testi che di musica: "Il cielo in una stanza", con la inconfondibile voce di Mina è un brano, come tanti altri di Gino Paoli-che di poi è stato anche interprete di molti di essi- che davvero non potranno mai essere dimenticati! Credo, venendo alla iniziale riflessione, che a ragione bisogna annoverare tra i "poeti" chi scrive canzoni: la sensibilità, i tratti caratteriali, le esperienze di vita vissuta, ed anche una immensa fantasia, sono tutti elementi che caratterizzano e fanno "grande" un paroliere: certo, questa poesia appare nuda se ad essa non si abbina una "veste" maestosa: la musica! E se a noi rimane qualcosa, della canzone appena ascoltata, allora significherà che non sarà stato soltanto un momento di svago.

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