Domenica, 24 Novembre 2024 23:57

La polemica per il gusto della polemica

Pubblicato in Società

E se non ci sono motivi per polemizzare e montare proteste senza protestare veramente, comodamente seduti davanti al computer o al proprio dispositivo iperconnesso allora ce lo si inventa. "I bambini sono maschi, le bambine sono femmine." Questo lo slogan di matrice lapalissiana di una protesta montata contro il diffondersi dell'ideologia gender nelle scuole. Una delle poche proteste degne di questo nome è stata quella contro l'obbligatorietà di vaccini nella cui erudizione più campi dello scibile si uniscono al dibattito anche a ricordo di risonanze intorno ad argomenti come la tortura, e gli echi (per i più vispi) delle sperimentazioni mediche su popolazioni, etnie e categorie umane colpite da segregazione, schiavitù e deportazioni nei secoli dei secoli. Una battaglia che si è combattuta su più fronti e su più aree disciplinari: filosofico-giuridico, uno politico-economico, uno storico-sociologico, uno medicoscientifico. Palesemente un obbligo tale può e deve essere regolamentato, non può essere arbitrariamente eseguito per il rispetto della sfera della persona-individuo. Sembra che i ministri e chi per loro si divertano a diffondere notizie incostituzionali, inaccettabili nel rispetto della persona giuridica, allo scopo di misurare le reazioni come una sorta di termometro della legittimità dei provvedimenti basati sulla sopportazione popolare. Una prova allergica alla sopportazione di comportamenti inaccettabili che via via rischia di ammorbidire l'opinione popolare al fine di abituare all'idea ed infine come ultimo passo ad arrivare all'accettazione passiva dei trattamenti più degradanti. In tutto questo panorama di garanzie al limite abbiamo l'analfabetismo funzionale vera piaga intellettuale del nostro secolo, che sembra estendersi a macchia d'olio, e la perdita dell'individuo della coscienza del sé come entità sempre più confusa nei gruppi sociali meri fantocci e baluastri del vivere civile capitanati da eserciti di profili fake che tendono a far pendere l'ago della bilancia della coscienza popolare verso l'una o l'altra opinione sociale o politica finanziati per diffondere il modus pensandi di chi detiene il tanto sottaciuto e dai più sottovalutato potere ideologico. La perdita di memoria e di identità di un popolo (dove per "popolo" si intende la fauna mondiale non più divisa, unita al contempo da una marcata identità culturale dai gusti sempre più global e rammolliti, inciviliti di inciviltà) Una massa informe che piange sempre gli stessi morti inveendo a ripetizione sempre sugli stessi nemici-fantoccio e il terrore imperante per distrazione. Si guarda fra gli alberi mentre il vero nemico è proprio lì dietro le nostre spalle, o nella nostra testa, impersonificata dalla vocina che lungi dal seguire la natura non fa che ripetere: "ma come ti sei vestito, non sei adatto, compra invece questo!" "Non puoi fare l'agricoltore, che ne diresti di una laurea in qualcosa che odi e un bel posto come manager in qualche azienda?" "Oh no peccato, ci sono troppi raccomandati, dovresti accontentarti di servire panini-non panini già confezionati con carne-non carne al Mc Donalds" La truffa mondiale si è attuata molto tempo fa e ora assume connotati lobotomizzati, mentre si contempla la calma piatta di gran lunga più pericolosa della guerra che in qualche modo riusciva a scuotere gli animi e le coscienze delle persone. I secoli hanno portato l'uomo a nascondere cose che prima costituivano non altro che la sua semplice complessa natura, il risultato è una creatura snaturata, fiaccamente buonista e assennata che confusa si aggira per il globo distruggendo l'ecosistema senza nemmeno riuscire a ricordare che nessuno può (potrebbe) importi il suo modus vivendi, quando tra non molto ci ritroveremo a non poter vivere senza uno smartphone, senza che si possa ricordare come si vivesse prima. Esprimendo pareri su fatti e persone in maniera del tutto impersonale con un post sulla propria pagina senza che si trovi il coraggio di controbattere apertamente vis-à-vis. Con le università normalmente sede di cultura, progresso e confronto ridimensionate ad una seconda scuola dell'obbligo, a documentifici volti a descrivere uno status sociale (per lo più una norma) non più indicatore di passione e interessi, non più in grado di assurgere al conseguimento di consapevolezza, illuminazione, competenza.

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