Fa ancora male la testa dopo tante urla tra i fautori delle famiglie nuove-omo ed i difensori del tradizionale focolare domestico. Le due orde si sono affrontate con la solita mancanza d’umanità ed il consueto odio di tifoseria che caratterizza il cozzo del peggio delle due fazioni – destra e sinistra- dove nessuna delle due riconosce alcuna legittimità all’altra, non di esprimersi, ma nemmeno di esistere. La rabbia si è levata, selvaggia e animale, soprattutto tra i sinistri, di fronte all’uso della piazza di massa milionaria da parte degli avversari. Come noto, a sinistra ritengono di avere un diritto esclusivo di prelazione su piazze, il popolo fischiante, i tamburi, i fischietti ed i cortei; tutto ciò dovrebbe essere, nell’idea dei progressisti, loro proprietà esclusiva, dato che si arrogano la difesa dei deboli. ln realtà, le avvilenti e incredibili maledizioni lanciate contro i nascituri dei nemici, hanno fatto evaporare i contenuti per lasciare solo la feccia dell’odio di parte. Ormai la materia del contendere, tra famiglie gay, adozioni allargate e lo spettro dell’utero in affitto, prefigura il prossimo trionfo dei forti che mettono danaro per ottenere ciò che la natura avvizzita nega. I deboli, fermi all’unica cosa loro rimasta, la prole venuta naturalmente al mondo, stavano in piazza a testimoniare un’orgogliosa ma inutile protesta contro l’ennesima prevaricazione del trend mondiale. Tutto rovesciato quindi. Eppure, anche nella piazza dei familisti, gli auguri alle future mamme sono stati timidi sussurri. Che lo si urli invece, a piena voce l’antico e sempre moderno saluto di “Auguri e figli maschi”. Auguri per i nuovi e numerosi figli e maschi cui dobbiamo i ricavi che sostengono l’indispensabile, l’effimero ed il sociale. Per i figli e maschi da cui dipende la forza legittima che protegge un contesto ordinato decente, utile soprattutto a chi la contesta. Per figli e maschi non troppo ottenebrati dalle debolezze psicologiche del tempo, che sappiano passare nell’Ade delle stravaganze e suburre senza perdersi. Per figli e maschi belli, ché nessuno è lieto della propria bruttezza; integri ché nessuno aspira all’invalidità. Per figli e maschi, fieri della propria natura, che non debbano per un posto al sole o un piatto di lenticchie recitare ruoli contro natura, camuffandosi da voci bianche pur sostenendone le parti con gola greve, condannandosi con le proprie mani alla castrazione stabilita dalle politiche culturali di altri tempi. Contro la nuova castrazione mentale, auguri e figli maschi.