Martedì, 26 Novembre 2024 14:51

HIV, l'Italia è il secondo paese in Europa per contagio

Pubblicato in Salute

Ogni giorno, in Italia, 11 persone scoprono di essere sieropositive. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità le nuove diagnosi di infezione da HIV sono 4 mila l’anno. Siamo il secondo Paese in Europa per incidenza di AIDS dopo il Portogallo; a metà degli anni Novanta, si sono riscontrati oltre 40 mila decessi.  Riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, altrimenti nota come AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome), rappresenta lo stadio clinico terminale dell’infezione da parte del virus dell’immunodeficienza umana (Hiv, Human Immunodeficiency Virus). E’ un virus a RNA appartenente alla famiglia dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. Grazie ad uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di produrre, a partire dal proprio patrimonio genetico a RNA, un doppio filamento di DNA, contravvenendo ai fisiologici meccanismi replicativi. Questo va ad inserirsi in quello della cellula infettata (detta "cellula ospite" o “cellula bersaglio”) e, da lì, dirige di fatto la produzione di nuove particelle virali. I principali bersagli dell’HIV sono particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T di tipo CD4, fondamentali nella risposta adattativa contro svariati tipi di agenti patogeni ed oncogeni. L'infezione provoca quindi un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio sia di tumori che di infezioni virali, batteriche, da protozoi e funghi, che, in condizioni fisiologiche, possono essere curate. Entrata in contatto con l'HIV, una persona può diventare sieropositiva (positiva al test per HIV), cominciando cioè a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus e rilevabili nel sangue con un semplice prelievo ematico. La sieropositività implica che l'infezione è in atto ed il virus può dunque essere trasmesso ad altre persone. La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo intercorrente fra il contagio e la positività al test HIV è detto “periodo finestra” e dura poche settimane, estendendosi anche fino a 3 mesi. Durante questo lasso di tempo, anche se la persona risulta ancora sieronegativa è comunque già in grado di trasmettere l'infezione. Dopo il contagio, che può avvenire soltanto attraverso i liquidi biologici quali sangue, sperma, secrezioni vaginali e latte materno, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo ed accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di alcune malattie (sottoporsi al test HIV è, quindi, l’unico modo per scoprire l’infezione) cosiddette "indicative di AIDS". Fra queste riscontriamo infezioni opportunistiche provocate da agenti patogeni che normalmente non infettano le persone sane, ma possono infettarne altre con un sistema immunitario fortemente compromesso. Gli agenti principali sono: - protozoi, fra i quali lo Pneumocystis carinii, responsabile di una particolare forma di polmonite detta pneumocistosi, ed il Toxoplasma gondii, che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce il cervello, l'occhio e raramente il polmone -batteri, soprattutto il Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi -virus, fra i quali l’Herpes simplex ed il Cytomegalovirus -funghi, ad esempio la Candida albicans, che può interessare varie parti del corpo, soprattutto bocca, esofago e polmoni. Fra le altre patologie indicative di AIDS sono compresi anche diversi tipi di tumori, in particola modo i linfomi, il sarcoma di Kaposi ed il carcinoma del collo dell’utero. Nei Paesi occidentali buona parte dei successi ottenuti nel ridurre l'AIDS sono in gran parte dovuti ai risultati dalla ricerca scientifica che ha consentito di individuare farmaci dotati di potente attività antivirale. Negli ultimi anni sono state introdotte altre nuove classi di farmaci antiretrovirali, tra cui: -gli inibitori di fusione, che bloccano l'ingresso dell'HIV nella cellula ospite impedendo la penetrazione del genoma virale; -gli inibitori della integrasi, che inibiscono l’integrazione del genoma dell’HIV nel DNA della cellula ospite, limitando così la replicazione virale.