Martedì, 26 Novembre 2024 07:25

Morbo di Alzheimer, 600mila casi in Italia

Pubblicato in Salute

Secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il morbo di Alzheimer colpisce, nel mondo, quasi 48 milioni di persone; di queste, oltre 600mila solo in Italia. Il numero dei pazienti, in seguito all’invecchiamento della popolazione, è destinato ad aumentare. In base alle previsioni degli esperti dell’Adi (Alzheimer’s disease international), nel 2015 sono stati oltre 9,9 milioni i nuovi casi di demenza nel mondo, uno ogni 3,2 secondi. Nel 2050 il loro numero potrebbe superare i 130 milioni. Un quadro allarmante! Ogni 3 secondi una persona si ammala e, soltanto nel 27 % dei casi, l’origine è genetica. La causa principale è tossicologica, da inquinamento ambientale, alimentare e da stress.  La malattia evolve, quindi, attraverso un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello, provocando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive superiori quali la memoria, il ragionamento ed il linguaggio al punto da compromettere l'autonomia funzionale e la capacità di compiere le normali attività quotidiane. L'inizio è generalmente insidioso e graduale; il decorso lento con una durata media di 8-10 anni dalla comparsa dei primi sintomi. Oltre a danneggiare la persona colpita, “Soffoca lo spirito vitale di chi le sta vicino, giorno per giorno, sette giorni su sette”. Lo descrive così Claudia Martucci, presidente e fondatrice dell’Associazione Amici Alzheimer, la prima di tanti volontari senza scopo di lucro, ad offrire un supporto ai malati ed ai familiari che li assistono. Sono questi ultimi, infatti, le vittime dimenticate, in questa tragedia plurima, dallo Stato e dalla società; soli e disorientati, sono costretti a fronteggiare burocrazia e costi economici ed esistenziali per qualcuno insopportabili. Non si contano le morti, di malati del terribile morbo, per mano di parenti stretti, in maggioranza i coniugi, anziani; qualcuno tenta poi il suicidio, qualcuno ci riesce. Per molti, l’assistenza domestica non è una scelta in quanto i costi per i ricoveri specialistici sono elevatissimi. È’ uno schiaffo allo Stato sociale! Da uno studio del Censis, la famiglia risulta essere la principale e più efficiente forma di assistenza domiciliare. In oltre l’80 % dei casi, l’unica. Quasi sempre sono i figli, anzi, le figlie. Si chiamano Caregivers, in italiano “assistenti” o “badanti”. Il “dare cura” però è molto più complesso. Per i familiari, assistere significa donare la propria vita, mettendo a servizio esclusivo il proprio tempo, la propria energia, spesso senza tenere nulla per sé, rinunciando ad altri affetti, alle relazioni sociali ed anche al lavoro. Continua senza sosta la ricerca sull’Alzheimer. Al di là delle nuove cure e scoperte mediche, ci si affida anche ai rimedi classici della nonna o più comunemente, a quelli naturali. - L’assunzione regolare di pesce ridurrebbe la neuropatologia tipica della malattia di Alzheimer, in particolare nei portatori di ApoE4 che ne determina una maggiore predisposizione all’insorgenza. Lo scrive il “Journal of American Medical Association” (JAMA) con uno studio sulla relazione tra la concentrazione cerebrale di mercurio e le modificazioni neuropatologiche legate alle principali forme di demenza. - Cantare è benefico nel mantenere funzionanti memoria ed orientamento nelle persone under 80 con demenza lieve mentre, ascoltare musica porta miglioramenti solo negli individui con un livello avanzato. Per quanto concerne il disturbo depressivo nei soggetti in fase avanzata, sia cantare sia ascoltare produce buoni risultati. Nell’attesa, dunque, che la comunità scientifica scopra come estirpare questa ‘’erbaccia cattiva’’, possiamo dare un contributo più che significativo non abbandonando il paziente e spronandolo ad utilizzare quanto più possibile la propria memoria, nutrendolo nel modo più giusto e rallegrandolo con della buona musica.