di Stefania Cacciani
psicologa-criminologa-naturopata
Si parla di disturbi psicologici quando una specifica condizione compromette pesantemente le capacità sociali, le capacità lavorative, le capacità affettive, le capacità sessuali, le capacità relazionali di un determinato individuo.
I problemi quotidiani, il nostro modo di vivere frenetico e lo stress cittadino, hanno accentuato questi particolari disturbi rendendoli sempre più frequenti, specie in città caotiche come la capitale.
È appurato che il caos cittadino può portare numerosi disagi.
La Psicologia è una scienza dinamica che si occupa di studiare il comportamento umano in quanto risulta scientifico solo quello che si può osservare ed il comportamento umano è decisamente osservabile.
Effettuata una diagnosi attraverso i test psicologici e i colloqui (con l’aiuto del Manuale Diagnostico DSM 5), il terapeuta si propone di offrire un aiuto concreto nel migliorare gli aspetti più critici della propria vita, come: stress, attacchi di panico, ansia, depressione, disturbi alimentari, disturbi del sonno etc. etc.
Il cambiamento è sempre possibile, se intensamente desiderato.
Rivolgersi ad un psicologo professionalmente serio, che guidi il percorso di guarigione, di recupero del proprio benessere può cambiare il destino di una persona.
Lo psicologo è in grado cogliere le complesse dinamiche con cui inconsapevolmente si ripetono sempre gli stessi schemi di comportamento che condizionano la vita di una persona attraverso la manifestazione di vari disturbi.
Il compito di un bravo terapeuta è quello di fornire gli strumenti concreti che possano aiutare a raggiungere, cognitivamente ed emotivamente un nuovo punto di vista in grado di generare benessere, da prendere come punto di partenza per trarne un cambiamento tangibile.
I sintomi ed alcuni comportamenti sono il riflesso di processi inconsci che vengono usati per difendersi da desideri e sentimenti che la persona ha rimosso.
La nostra modalità di relazionarsi con gli altri, i nostri interessi, le simpatie e le antipatie non sono casuali ma tutto è influenzato da forze inconsce che interagiscono.
Quando il comportamento della persona è fortemente sintomatico, quando il sintomo padroneggia le vita della persona si perde la libertà di scegliere, la libertà di vivere. Il sintomo è un adattamento ai conflitti interiori, alle paure, all’ansia, alla rabbia, all’aggressività, a bisogni e desideri frustrati.
L’inconscio ci parla attraverso il sintomo.
Le esperienze infantili sono fattori importanti nella formazione della personalità adulta, schemi infantili di organizzazione mentale od emotiva persistono in età adulta, il passato si ripete nel presente.
Ogni persona è unica ed ha una storia personale, davanti ad una stessa esperienza di vita ogni persona reagisce con modalità diverse cercando di far fronte alla sofferenza, fondamentale è conoscersi.
L'American Psychiatry Association (APA) ha di recente pubblicato l'ultima edizione del Manuale Statistico Diagnostico (DSM 5) dei Disordini Mentali. A differenza della precedente edizione, ossia riguardante il DSM.4, nel DSM 5 i Disturbi sessuali non sono più conglobati in una stessa categoria ma in tre categorie distinte: le Disforie di Genere, le Parafilie, le Disfunzioni Sessuali.
Per ciò che riguarda questa ultima categoria si è indebolito il rapporto con il ciclo della risposta sessuale che ha determinato nelle precedente edizione del manuale la suddivisione delle disfunzioni in tre aree disfunzionali distinte rispettivamente del desiderio, dell’eccitazione, dell’orgasmo. Al contrario, la recente letteratura ha dimostrato che la risposta sessuale non è un processo lineare ed uniforme, e la distinzione dei disturbi in funzione delle fasi (ad esempio desiderio ed eccitazione) può essere artificiosa. Per ciò che concerne le disfunzioni del sesso femminile esse sono state unite nel Disturbo unico del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile.
Stessa cosa per il vaginismo e la dispareunia che sono stati conglobati nel Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.
È stato aggiunto un nuovo disturbo ossia l’eiaculazione ritardata, in cui si deve avere un marcato ritardo o assenza di eiaculazione, in quasi tutte le occasioni di attività sessuale con un partner, senza che il soggetto lo desideri. Bisogna essere in questi ambiti molto attenti alla diagnosi differenziale con altra condizione medica (neuropatie periferiche, patologie della prostata, ecc.) o a disturbo simile ma indotto da sostanze.
Nel DSM 5 sono mantenuti il disturbo erettile, il disturbo dell’orgasmo femminile, il disturbo del desiderio ipoattivo maschile, l’eiaculazione precoce.
Il Disturbo da avversione sessuale è stato abolito dalle categorie principali e relagato in "altre disfunzioni sessuali specifiche".
Il DSM-5 ha tracciato una linea netta tra i comportamenti sessuali atipici, le parafilie, e i Disturbi Parafilici che comportano disagio clinicamente significativo e alterazione del funzionamento. I criteri per i Disturbi Parafilici sono quelli presenti nel DSM 4, con l’aggiunta di indicatori di decorso, per specificare se il disturbo è in remissione o se il paziente vive in un ambiente controllato (come il carcere, dove la pratica sessuale deviante non può essere facilmente praticata).
La Parafilia è condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo di un Disturbo Parafilico e di per sé non richiede un intervento terapeutico poiché da sola non costituisce una diagnosi.
Si diagnostica un Disturbo Parafilico solo quando sono presenti entrambi questi criteri:
- Sentimenti di disagio per le proprie pratiche sessuali, non solo derivanti dalla disapprovazione sociale
- Desiderio o comportamento sessuale che comporti sofferenza psicologica, lesioni fisiche o la morte di un’altra persona o desiderio sessuale verso una persona che non abbia dato il proprio consenso o che non siano in grado di darlo.
Il cambiamento nei criteri diagnostici tra DSM 4 e DSM 5 è di un certo interesse e comporta la possibilità di praticare comportamenti sessuali una volta considerati patologici e atipici, come per esempio il travestitismo o il masochismo, senza subire una diagnosi di disturbo mentale.
Comunque per essere tali le disfunzioni devono avere una durata minima di sei mesi, ad eccezione di quelle secondarie all’uso di sostanze psicoattive. Nel DSM 5 è’ stata abolita la distinzione tra disfunzioni legate a fattori biologici o a fattori psichici, convenendo che spesso entrambi questi aspetti ne prendano parte.
La raccomandazione è quella di considerare i sintomi sessuali come disturbi psichici solo dopo aver escluso ogni componente organica.
La collaborazione tra specialisti diventa quindi ulteriormente valorizzata.