Venerdì, 22 Novembre 2024 05:24

Libia: riapre l'Ambasciata Italiana

Pubblicato in Politica

Libia: Riapre l’Ambasciata Italiana, accordo con il Ministro Libico e il Ministro degli Interni con delega ad i Servizi, Minniti. Chi guida le fila di tanti, troppi cambiamenti repentini? Il tutto senza una pianificazione Europea? E gli Stati Uniti che ruolo hanno?
E’ di queste ore l’annuncio della riapertura dell’Ambasciata Italiana in Libia, dopo la chiusura avvenuta a seguito della guerra contro il regime del Colonnello Gheddafi circa due anni fa, secondo fonti della Farnesina fornite alla nota Agenzia di Stampa ANSA.
Sempre secondo le stesse fonti, L’Italia sarebbe la prima Nazione a tornare operativa in Libia, con l’Ambasciatore designato, Giuseppe Perrone.
Secondo il Ministro degli Esteri Angelino Alfano, riaprire l’Ambasciata Italiana è un segnale di amicizia verso il popolo Libico e un segnale di fiducia nel processo di stabilizzazione della Libia, sottolineando che si lavora per ottenere risultati concreti sui fronti del contrasto all’immigrazione ed al traffico di esseri umani.
L’Ambasciatore designato è , Secondo il Ministro Alfano, uno dei migliori conoscitori della regione e delle tematiche politiche del Mediterraneo.
La notizia di questa apertura segue l’accordo del 9 gennaio a Tripoli, tra il Ministro degli Interni Italiano Marco Minniti e il Presidente del Consiglio Presidenziale Libico Fayez Mustafa al Serraj ed il Ministro degli Esteri M. Siyala, per un progetto di intesa al fine di rafforzare la cooperazione tra Italia e Libia contro l’immigrazione illegale ed il traffico di esseri umani
In questo incontro è stato ribadito il sostegno pieno dell’Italia al governo di accordo Nazionale.
Proprio il giorno prima, il Ministro della Difesa Pinotti, nel corso di una intervista con Maria Latella su SKY, ha affermato che avere molte navi nel Mediterraneo può essere un incentivo per gli scafisti che lucrano sul dolore selle persone che poi finanziano con gli ingenti guadagni il terrorismo. E’ per questa ragione che bisogna sostenere la Guardia Costiera Libica affinché effettuino i controlli all’interno delle loro acque.
Un improvviso e repentino cambio di rotta rispetto qualche settimana fa dove la cultura di sinistra di dei nostri Governi continuava a ribadire che le nostre navi militari devono andare a prendere i migranti, a nostro avviso clandestini a tutti gli effetti, che appena usciti dalle acque territoriali libiche lanciavano un SOS per essere immediatamente recuperati e trasportati in Italia.
Così come fino a ieri si è discusso tra Governo ed Opposizione sul fatto che bisogna fermare in ogni modo i migranti direttamente in Libia e il governo ha sempre ribadito che ciò era impossibile, almeno per ora.
Ci chiediamo quindi cosa è cambiato così repentinamente tanto da creare un incontro immediato quando appena il giorno prima si accennava ad un probabile incontro tra il Nostro governo ed i Libici?
Per di più, non ci sembra che vi siano stati dei cambiamenti all’interno della Commissione Europea, che fino ad oggi ha ritenuto, e continua a sostenere che gli sbarchi sono un problema che deve risolvere l’Italia, lavandosene abbondantemente le mani con i fatti.
L’apertura della sola Ambasciata Italiana in una zona così pericolosa, frammentata e sconvolta da guerre interne, in uno stato diviso e dove il governo di Tripoli non controlla tutta la Libia, ma solo una parte in opposizione ad altri Governi che ne occupano l’altra parte, e per di più non tutti i paesi esteri sostengono e riconoscono il Governo costituito a Tripoli, pone l’Italia a rischi gravi di incolumità per i propri connazionali.
Nascono vari dubbi su come mai i Francesi, che hanno interessi economici a noi sottratti per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi, non sono interessati ad aprire loro un’Ambasciata?
Di contro era nell’aria che l’Italia, lo diceva Obama a giorni ex Presidente USA, insieme ad i Governanti di Francia e Germania che bisognava garantire con le nostre Forze Armate la stabilità del Governo di Tripoli inviando, secondo le richieste Americane, circa 5.000 uomini, cosa impossibile per la sola Italia che non ha un esercito che possa permettersi tutti questi uomini impegnati in una sola operazione, avendo già migliaia di uomini sparsi in altre zone operative.
Ma certi scenari sono cambiati, Obama in America non avrà la Clinton come successore, e quindi la politica estera Americana ha subito per forza di cose un notevole cambiamento e non conosciamo ancora le intenzione del neo eletto Presidente Trump, che si insedierà a fine Gennaio, per quanto riguarda la politica nel Mediterraneo, quindi questa fuga solitaria in avanti dell’Italia che significato ha?
Siamo consapevoli che l’attuale Governo Italiano, così come ha dimostrato in ogni modo, non è favorevole al Nuovo Presidente Americano, le sue incaute e controproducenti manifestazioni contro l’eletto Presidente Trump, sono note.
E che la stessa Europa, stranamente silente in questa operazione, è contro il Presidente degli USA, così come ha sempre dichiarato il Presidente della Commissione Europea.
Alla luce di questo è lecita la domanda a chi giova tutto questo, considerando il rischio così elevato essendo soli a calcare un territorio dove si svolge una vera e propria guerra civile che , nonostante si cerchi di occultare, è ancora in atto?
Perché questa rapida ed improvvisa decisione di intervenire? Sono stati ipotizzate le conseguenze cui andiamo incontro in questa avventura solitaria?
E’ stata valutata l’ipotesi che potremmo nostro malgrado trovarci coinvolti e da soli senza aiuto alcuno in una guerra che non ci appartiene?
Perché non è stata data la dovuta rilevanza a questa pericolosa decisione?
Tutti i Media sembrano più interessati al fatto che Grillo non ha trovato l’intesa con Alde per l’alleanza con i M5S in Europa, che allo scenario di una non trascurabile azione che potrebbe condurre ad una Guerra.
Come mai?
Sarebbe opportuno venissero dati chiarimenti e non classiche costruzioni fantasiose e populistiche che negli ultimi anni, da Monti in poi con Renzi ed oggi Gentiloni, gli Italiani sono abituati a sentirsi dare.

 

 

 

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