Lei è stato tra i primi a proporre le primarie nel centro destra, in Italia il Pd le svolge da anni nonostante le numerose contestazioni; quale modello e regole propone per adottarle?
“Strumenti sulla carta efficaci possono trasformarsi nella realtà in meccanismi con diverse falle ed è quello che capita ormai da anni con le primarie del Pd. Personalmente, sono un estimatore del modello di primarie americane: sono serie e regolamentate per legge, molto diverse da quelle “taroccabili” che mette in scena il Pd. Rappresentano un vero e proprio campionato dove vincono i migliori, quelli in grado di farsi largo anche da outsider in base a un meccanismo di selezione virtuosa”.
Per le amministrative di primavera con al voto le città più importanti, quali saranno i contenuti preminenti di Fi e il centro destra? Quali criteri per la formazione delle liste?
“Da chi ha fatto il sindaco penso che nelle liste debbano trovare spazio senza dubbio i tanti amministratori locali di Fi e di centro destra che tutti i giorni fanno un ottimo lavoro sul territorio. Contemporaneamente, dobbiamo avere il coraggio di proporre facce nuove che possano portare nuova linfa: in questo senso, dobbiamo essere bravi a stimolare anche quelle persone che hanno tanta voglia di occuparsi di politica ma magari non lo fanno perché lontani oggi dalla politica. Non penso ci sia un vademecum del candidato perfetto: il candidato perfetto è quello che porta un valore aggiunto. Alla base, sempre, i contenuti”.
Amministratori locali, formazione e selezione della nuova classe dirigente, da responsabile formazione Fi può spiegarci come sta lavorando per questo ambizioso progetto?
“Innanzitutto girando tantissimo per l’Italia. Tutti i giorni conosco e incontro decine di amministratori locali che danno tantissimo e che hanno voglia di dare tantissimo. Sono amministratori di centro destra preparati, tanti sono giovani, che conoscono le macchine amministrative, che hanno idee innovative. Ecco, è un mondo spesso poco illuminato dai riflettori ma ricco di contenuti e spunti che Forza Italia e il centro destra devono assolutamente valorizzare. La formazione nella politica non è qualcosa che si svolge in modo puramente didattico, bensì è il fare politica di tutti i giorni che diventa esperienza e capacità. Mettere in rete e valorizzare tutto questo significa creare una futura classe dirigente”.
Abbattimento della spesa pubblica, snellimento burocratico, riduzione delle tasse, parole che ormai accomunano tutti ma nei fatti i risultati sono insufficienti; per Fi questi temi sono ancora punti cardini da realizzare per davvero?
“Assolutamente sì. Sono, d’altronde, quei temi che nel ’94 Silvio Berlusconi portava prepotentemente nella politica italiana. E’ vero, se le priorità in vent’anni non sono cambiate un mea culpa nel centro destra è doveroso, ma non dimentichiamoci le condizioni globali in cui Berlusconi ha dovuto operare nei suoi dieci anni di governo. Penso che su spesa pubblica, burocrazia e tasse in Italia serva una vera e propria rivoluzione oltre alle tante promesse, una rivoluzione in grado di non arrestarsi di fronte a tutte quelle puntuali barricate di chi difende rendite di posizione e status quo oggi insostenibili. Non è semplice, le mirabolanti promesse di Renzi poi clamorosamente disattese lo dimostrano, ma è necessario”.
Con la crisi dei mercati, del sistema bancario italiano, l'innalzamento delle aliquote sui risparmi e l'ostinazione di una tobin tax italiana sono questioni da rivedere?
“Evidentemente sì, perché in tutto questo ad essere colpito è sempre il cittadino, l’artigiano, l’imprenditore. E’ un comparto che va affrontato con serietà, senza quelle urla che spesso sono più propagandistiche che altro. Penso allo spread che a volte sembra comparire e scomparire ad uso di propaganda politica così come penso alle tante proposte irrealizzabili e fantasiose che si sentono in Italia anche da personalità politiche considerate di spessore.