Ci sono notizie che spesso sono battute dalle varie agenzie di stampa ma volutamente ignorate dai vari media nazionali che relegano queste a qualche angolo della cronaca locale o più spesso la girano a piccoli quotidiani locali, facendo si che la notizia venga data ma con scarsa rilevanza. Tra queste notizie vi è quella dei suicidi che hanno a carattere nazionale un comune denominatore: la crisi economica. Le crisi economiche, o meglio l’economia in genere hanno sempre mietuto un certo numero di vittime, ciò rientra nella normalità drammatica della vita umana e della società. Suicidi di noti personaggi che per gravi errori nei loro investimenti economici si sono trovati a non riuscire a far fronte ad i debiti, e le cronache negli anni ne riportano diversi casi. Dal 2012 ad oggi in Italia si è avuto un incremento notevole di suicidi causati dalla crisi economica Passando, secondo alcuni studi, dagli 89 dal 2012 agli oltre 200 del 2014 e ad i 121 del primo semestre del 2015 con previsione di oltre 250 a chiusura anno. (fonte: Link Campus University, osservatorio studi suicidi per crisi economica) I dati Istat si fermano a studi effettuati al 2010 e, non vi sono rilevazioni ufficiali dopo il primo semestre del 2015, o almeno non siamo noi riusciti a trovarle. Secondo altre fonti non ufficiali, siamo ad oggi alla media di un suicidio al giorno. I principali soggetti che drammaticamente mettono fine alla propria esistenza , secondo sempre gli studi citati, sono per un 44,8% imprenditori ed un 40,4% disoccupati. Da notare che tra i disoccupati non si fa la distinzione tra disoccupati, perché licenziati o ex imprenditori che hanno dovuto alienare la propria attività. I dati riportati sono quelli dei suicidi di cui ci si è accertata la causa, tuttavia sembrerebbe che il numero di suicidi da crisi sia di molto maggiore. Se da un lato ha influito la crisi economica, dall’altro rileviamo l’aumento della pressione fiscale che i Governi che si sono succeduti dal 2012 in poi hanno imposto alle varie aziende, sia esse artigiane, piccole e medie con effetti devastanti sulla liquidità e sulla salute di queste. In troppi casi si è notato che il fisco in aggiunta alle spese fossero di gran lunga superiori alle entrate, indebitando queste all’inverosimile al punto di non potere più onorare i propri debiti, sia con i fornitori, che con i dipendenti e non ultimo, con il Fisco. La dimostrazione di ciò e l’elevatissimo numero di imprese che in questi anni hanno chiuso, o sono fallite. L’ansia, la vergogna, la preoccupazione di non poter far fronte ad i debiti che di volta in volta aumentano e le pressioni che i creditori esercitano, inducono coloro che sono vittime di ciò ad una vera e propria crisi che spesso sfocia in depressione inducendo spesso all’immobilismo, in un primo caso e poi al vero e proprio suicidio. In genere, si nota che la causa scatenante è l’arrivo di cartelle esattoriali che richiedono, oltre al debito, delle somme aggiuntive che spesso raddoppiano o triplicano il debito iniziale aumentando in maniera esponenziale il già grave stato di agitazione. Ci si sente in colpa verso la famiglia, i figli, i dipendenti e o i collaboratori, e non si riesce a dare delle priorità e comunque ad uscire da questo tunnel. Si tralasciano i pagamenti, non per mancanza di volontà ma per mancanza di liquidità, fin quando con l’accumulo dei debiti e con il mancato pagamento delle imposte, arrivano queste cartelle destabilizzanti e distruttive. Questo è il motivo per cui l’imprenditore è colui che paga il maggior tributo. Ma a seguire vi è anche il disoccupato, spesso licenziato sempre a causa della stessa crisi, che non riesce a far più fronte ad i pagamenti di mutuo o quant’altro e si vede svanire quella sicurezza e tranquillità cui aveva riposto nel suo futuro. Nell’ultimo anno, ad aggravare la situazione, si sono avuti dei suicidi di persone che hanno visto svanire delle somme spesso consistenti, quasi sempre i risparmi di una vita, a causa di investimenti presso le proprie banche li hanno mal consigliato, lasciando completamente scoperto i propri clienti ed in tanti casi non permettendo di poter recuperare i soldi che servivano magari per poter ripianificare l’azienda di famiglia. Ma in tutto questo lo Stato che fa? Drammaticamente nulla, ignora il problema e non ne parla e pretende l’immediato pagamento delle somme con le maggiorazioni del caso, considerando il contribuente moroso per dolo e non per necessità. Se dal 2012 al 2015 si è avuto un incremento di circa il 150% non facile stabilire ne 2016 quanti suicidi possono esservi, essendo aumentato ancor di più il numero di imprese chiuse ed essendo aumentati il numero dei procedimenti esattoriali, di sicuro una sarà un numero esorbitante.