Quando si parla di poveri, vengono sempre in mente quei racconti o quelle favole che un tempo ci raccontavano i nostri nonni, o si cerca di immaginare quella povertà prodotta dalla guerra, ed in ogni caso dei tempi andati. Giammai viene l’idea di immaginare che oggi, forse molto più di ieri, la povertà è in incremento e drammaticamente presente nella nostra realtà quotidiane e nelle nostre citta, nonostante i dati prodotti da appositi ed accreditati istituti di ricerca lo dichiarino continuamente. Eppure la realtà Italiana, ha visto un’ evolversi ed un peggioramento della povertà sia in termini numerici che in termini di qualità di vita, tanto da poter quasi asserire che i poveri di ieri erano meno poveri di quelli di oggi. Quanta dignità vi era nei poveri di ieri, non avevano scarpe e vestiti, se non quelli che qualche anima pia gli donava , magari rammendate più volte, logore e bucate, non avevano un giaciglio per dormire, ma avevano almeno la dignità. Potevano occuparsi di fare lavoretti molto umili, magari sporchi e laceri, ma andare avanti con dignità. Poveri erano infatti considerati coloro che facendo dei lavori umili, pesanti, guadagnavano talmente poco da non riuscirsi quasi a sfamare. Ma erano produttivi, si davano da fare, sia che abitassero nelle grandi città sia che abitassero in piccoli centri. Quanti lavori umili e poveri esistevano, dal “robivecchi” al facchino, dall’arrotino, al ciabattino o il lustrascarpe, vorremmo poterli elencare tutti, perché erano veramente tanti, arrivando addirittura al mendicante, che era colui che per incapacità fisica o psichica non riusciva a lavorare e magari sostava davanti ad una chiesa a domandar un po’ di elemosina. Quanti bambini poveri, che comunque gioiosi e con grande coraggio, aiutavano i genitori a guadagnar qual cosa e poi appena potevano giocavano logori e scalzi, vivendo anche se con estrema difficoltà la loro fanciullezza. Sapevi di esser povero magari ci nascevi, ma avevi la speranza di poterti migliorare. Logoro, sporco, ma con un pezzo di pane, donato o guadagnato e con la propria Dignità. Diverso invece al giorno d’oggi, dove l’apparire e fondamentale e dove la dignità si misura con il conto corrente. Il povero di oggi non gode degli stessi privilegi de povero di ieri, è un condannato quasi senza speranza e senza possibilità di ripresa alcuna, senza possibilità di inventarsi un lavoro, il più umile, il più sporco, il più pesante che gli dia la dignità di essere e di resistere. Il povero di oggi, è abbandonato dal popolo e dallo stato. Lo troviamo nelle grandi città, meno nei paesi e nei piccoli centri, spesso ben vestito ed ordinato, con scarpe apparentemente belle e firmate, perché queste si trovano nei cassonetti della spazzatura, buttate anche nuove, perché passate di moda o superate da altri più costosi modelli. I Poveri di oggi Raccolgono il cibo che trovano sempre nei cassonetti, perché nessuno gli da più un tozzo di pane, nessuno li avvicina e solo quando possono vanno alla “Caritas” per un pasto caldo o un letto asciutto e caldo. Non parliamo dei bambini, che non possono giocare, in quanto non si gioca più al pallone nelle piazze, o con quei giochi dove bastava un po’ di fantasia e la spensieratezza dell’infanzia. Oggi giochi solo se hai la “Play”, se possiedi la “consolle”, se ti funziona il telefonino. E di queste ore il caso di un bambino che a scuola sveniva perché da diversi giorni che non mangiava. E non parliamo del lavoro, se non hai la partita IVA, come credi di lavorare? Come fai a fare il “robivecchi”, come credi di poter fare il facchino, o lo spazzacamino? O peggio ancora il lustrascarpe o il ciabattino? Se ci provi, diventi solo un evasore fiscale, guai a te. Multa a volontà e se non paghi….. Povero sei e più povero devi diventare, e la tua dignità, totalmente annullare. Il povero di oggi, è più povero del povero di ieri.