Si profilano rogne e probabili complicazioni all’orizzonte dei pensionati di tutta Italia che hanno deciso di trascorrere il resto della propria esistenza in paradisi fiscali come Bulgaria e Tenerife. Da alcuni mesi, difatti, la velenosa burocrazia “made in Italy” è stata esportata dall’INPS oltre i confini nazionali attraverso le peripezie della nota banca inglese Citibank. Allo scopo di scongiurare truffe e manomissioni di malintenzionati, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha inteso accordarsi con Citibank per erogare le pensioni agli italiani che risiedono all’estero attraverso il circuito Western Union e per verificare l’effettiva esistenza in vita del pensionato avente diritto all’indennizzo. Per effettuare il suddetto riscontro, però, Citibank ha predisposto la spedizione di un modulo cartaceo mediante posta tradizionale al domicilio del pensionato italiano residente al di fuori dei confini nazionali. Quest’ultimo, dopo averlo debitamente compilato in ogni sua parte deve premunirsi di ottenerne convalida dal Consolato o dall’Ambasciata e rispedirlo in Inghilterra, non al mittente bensì ad una casella postale da esso indicata. Sta di fatto che nell’era di internet e delle infinite informazioni circolanti sulla rete in tempo reale alcune buste contenenti i moduli di certificazione non sono mai giunte ai destinatari e neppure sono state rispedite alla casella postale disposta dal mittente. L’inconveniente summenzionato ha dell’incredibile perché ha causato l’interruzione dell’erogazione della pensione ai malcapitati pensionati italiani all’estero e si è ulteriormente protratto per diversi mesi in ordine ai casi di variazioni di domicilio o numero civico. Lo rendono noto alcuni pensionati siciliani e romani residenti nelle note città bulgare di Varna, Plovdiv e Pajardik, i quali raccontano profondi momenti d’angoscia, panico e difficoltà economiche legate ai disagi appena descritti, fronteggiate in extrema ratio con l’ausilio di strozzini e cravattari stranieri. Le sfortunate vittime provate dalla tragica esperienza in oggetto riferiscono di essersi rivolte senza esito all’INPS e di essere state costrette ad interagire onerosamente con le maestranze di Citibank per ricostruire ex novo tutte le pratiche pensionistiche utili. Oltre al disappunto ingenerato dall’amara vicenda c’è poco da aggiungere alla sofferenza patita anche per 3-4 mesi dai nostri connazionali all’estero, defraudati per qualche tempo dei mezzi di sostentamento dallo Stato italiano, detentore del primato di ambiguità, sperequazione e degenere opacità. Per mitigare, almeno in parte, i disagi succitati gli sventurati pensionati italiani, purtroppo, hanno dovuto avvalersi di patronati ed attive associazioni locali disponibili a prodigarsi, intercedere e supportare i pensionati vessati da ritardi e criticità. Ma “per pagare e morire c’è sempre tempo”, recita un aforisma partenopeo, e non è escluso che qualche mente deviata che si nasconde dietro il buonismo democratico stia già studiando argute alchimie punitive con finalità dissuasive, nei confronti di quanti hanno deciso di ripudiare legittimamente l’Italia abbandonandola definitivamente. Chi istituì l’INPS con lungimiranza e socialità non aveva certo immaginato di delegarne le pretese a soggetti estranei per biechi scopi di cassa. “A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”: Andreotti docet.