Venerdì, 22 Novembre 2024 07:03

Chi siamo dunque Noi? Il problema epocale è quello della fusione a freddo (per quella a caldo ci sono le guerre, come quella contro il nazifascismo!) dei sistemi della rappresentanza popolare. Ed è chiarissimo come ormai il sistema della democrazia rappresentativa liberale si sia rivelato completamente fallimentare e di fatto ingestibile. L'elettore non determina quasi nulla, quando gli è concesso di farlo. Vedi oggi ciò che accade con l'attuale coalizione di governo ad escludendum (a danno di Salvini) che vuole impedire a ogni costo il ritorno alle urne nel timore fondatissimo di una vittoria dilagante della Lega. Anche qui: a norma di Costituzione, l’attuale maggioranza governa legittimamente pur essendo forte minoranza nel Paese e ha i numeri in Parlamento per decidere quale debba essere il contenuto dell’imminente riforma elettorale, confezionata su misura per danneggiare la scontatissima vittoria del centrodestra. Perché, tra le riforme costituzionali non più rinviabili non si parla di radicale riscrittura della Costituzione del 1948 (con particolare riguardo all’introduzione della riserva di 2/3 per l’approvazione delle leggi elettorali) attraverso la convocazione di una Assemblea Costituente che lavori in parallelo a un Parlamento ordinario il quale, nelle more, si veda autosospeso il diritto ad azionare il ricorso all'Art. 138 Cost. che prevede la procedura per emendare la vigente Costituzione? Ma c'è molto, veramente molto più di questo in ballo. Il multilateralismo, totem indistruttibile del politically correct, ci lega le mani per qualunque decisione autocratica che impedisca ai Poteri forti che fanno riferimento a Bruxelles e Wall Street di trattare il mondo come se fosse una loro miniera d'oro da sfruttare senza regole e controlli di sorta, favorendo le migrazioni indiscriminate di massa per dare al capitale popoli affamati e disposti a tutto per sopravvivere, tranne che a caricarsi della responsabilità storica di fare la rivoluzione nei Paesi di provenienza per liberarsi da regimi e da dittatori corrotti (al servizio vedi caso proprio di quei Poteri Forti globali e acefali), riconquistando così per sé le immense ricchezze naturali di cui quei loro continenti (v. Africa e America Latina) pur dispongono sovranamente da secoli. C'è da chiedersi, infatti perché queste nostre democrazie imbelli abbiamo perduto il senso e il dovere morale della liberazione (anche con la forza delle armi) dei popoli sfruttati e oppressi, rifugiandosi dietro Costituzioni pavide che impediscono ai governi il ricorso all'uso selettivo della forza, per fare fronte a minacce globali come il warfare non ortodosso del terrorismo internazionale, le guerre per proxy di tutte le milizie e degli Stati reclutatori che stanno dietro di loro con un scopo comune e trasversale: danneggiare ovunque si trovino gli interessi dell'Occidente per riguadagnare regni e imperi perduti. Questo lo si vede nello scontro epocale tra sunnismo e sciismo, con la ricchissima Arabia Saudita da una parte (che usa il suo denaro per foraggiare le truppe occidentali stanziate in Medio Oriente e in particolare quelle americane) e il guerrigliero Iran dall'altra, in mezzo ai quali Israele è quello che prende durissimi colpi da entrambe le parti, macchiandosi a sua volta di un eccesso di difesa ai danni del popolo palestinese con cui condivide la Terra Promessa. Ma non finisce qui. Le democrazie rappresentative sono letteralmente matite spuntate, inservibili a determinare, tracciare e contenere il raggio di azione dei nuovi uomini forti eletti, guarda caso, a suffragio popolare, come Putin, Erdogan e Trump, mentre accanto a loro il cinese Xi dispone oggi di un'immensa forza economica e di difesa con una strategia silenziosa ed estremamente efficace di conquista indolore di interi continenti, attraverso meccanismi macroscopici di intervento civile programmati nei decenni grazie alla forza totalitaria di quel regime pseudo-comunista (in realtà perfettamente confuciano!), come la Road ad Belt Initiative di cui continuiamo a non renderci conto dell'importanza geostrategica di qui ai prossimi cinquanta anni! Ecco: Putin, Erdogan, Xi, Khamenei sono i capi indiscussi dei loro eserciti e agiscono attraverso i loro Parlamenti o Assemblee asserviti, mentre Trump può muovesi rispetto a costoro con altrettanta agilità come capo supremo delle forze armate grazie a una Costituzione che glielo consente. Ciò detto: quale peso può avere l'imbelle Europa per contrastare tutto questo e opporvi una sua politica forte e unitaria? Parliamo seriamente di immigrazione, per capire la crisi interna e irreversibile del nostro sistema. Il problema vero qui da noi non sono i migranti dei barconi ma la massa davvero notevole degli overstayers, gente cioè che è venuta regolarmente da fuori con un visto qualsiasi e che, una volta scaduto quest'ultimo, non è più rientrata nel proprio Paese di origine restando quindi nello status di irregolare o clandestino (il che implicherebbe la loro espulsione immediata), facendo tra l'altro da attrattore, una volta raggiunta una minima massa critica etno-linguistica, per un'ulteriore immigrazione irregolare di propri familiari più o meno stretti. Si potrebbe risolvere in modo lineare questo problema dicendo a tutti costoro (con norma di legge!), per esempio: "avete tot mesi di tempo per mettervi in regola, documentando la vostra attuale attività di lavoro e il relativo reddito per mantenervi in Italia". Agli immigrati irregolari interessati, per di più, deve essere fatto l'obbligo di versare un contributo congruo per sostenere la parte di welfare al quale avranno diritto una volta regolarizzati. Ora: provatevi ad adottare una simile misura! Cadrebbe tutta l'impalcatura complice in cui si intrecciano gli interessi inestricabili di sfruttatori (che però hanno diritto di voto qui in Italia!) e sfruttati, dato che, come noto, questo è un Paese di molti diritti e quasi nessun dovere che sopravvive grazie alla economia sommersa e al lavoro nero (ma anche.. giallo!). Se una qualsiasi forza politica intendesse imporre con legge una procedura di regolarizzazione come quella appena accennata non sopravviverebbe al successivo voto popolare in merito a questa sua politica rigorosa di governo! Del resto, in pratica è impossibile imporre una regola simile a un Paese come il nostro che sta a galla grazie a un'assistenza famigliare e agli anziani rigorosamente garantita a basso costo dagli immigrati extracomunitari non regolarizzati (e che, quindi, garantiscono in nero le loro prestazioni a buon mercato). Quindi, che cosa rimane ai cittadini oltre a una amministrazione disastrosa (grazie anche all'immigrazione incontrollata) dei grandi spazi urbani in cui dilagano droga, incuria e insicurezza generalizzata? Il solo rimedio è di inciuciare dalla mattina alla sera, grazie alla droga legale dei social, dei talk televisivi e del sistema pubblico e privato della comunicazione mediatica, sul chiacchiericcio squallido e inconcludente della politica nostrana e dei suoi sempre più scarsamente preparati protagonisti. Ma, in fondo, che ci importa dei massimi sistemi o se le cose vanno a rotoli come l'interesse generale, quando ciascuno di noi si è costruito in qualche modo la sua bella nicchia di sopravvivenza?.

Il politically correct? È quella nuova forma di nazipacifismo che ti vieta per legge di chiamare per nome e cognome il tuo nemico giurato. Ad es.: non puoi dire che il tuo assassino è un fanatico dell’Islam, né ribadire che gli africani e arabi sono razzisti tanto quanto noi. Credete sia una provocazione? Allora provatevi ad aprire un centro di preghiera cristiana nelle roccaforti waabite e integraliste del Medio Oriente arabo troppo ricco di petrolio per sottoscrivere la Convenzione di Ginevra sui rifugiati (scommetto che non lo sapevate)! Fanatici coranici che interpretano alla lettera un messaggio scritto quattordici secoli fa (per cui un infedele o si converte o deve essere passato per la spada, anche se nella prima fattispecie rientrano tutti i musulmani non integralisti!) massacrano cristiani e non musulmani con attentati atroci? Ebbene, bisogna definirli assassini e terroristi ma non islamici! Perché così vuole il globalizzato "Club Rad". Quello cioè dei radical chic mainstream, politically correct, globalista, multiculturalista, multilateralista e risolutamente “sans frontières” favorevole all’accoglienza incondizionata. Per cercare di analizzarne la "constituency" immaginiamo un'intervista impossibile con il “Che” (Guevara) e chiediamoglielo a lui. Sono davvero buoni questi “sinistri” al caviale del XXI sec.?

 

Immagino la sua risposta. Il Club Rad confonde e antepone gli effetti alle cause che non intende né vedere, né eliminare alla radice per quanto riguarda i popoli sfruttati e oppressi di tutta la Terra. Apre le braccia a una folle accoglienza indiscriminata di persone in fuga a centinaia di milioni dai loro Paesi di origine perché non può né vuole, dimostrandosi pavido oltre ogni pur ogni scusabile arrendevolezza, confrontarsi con le loro leadership corrotte che uccidono, depredano, imprigionano senza giusto processo masse sterminate, lasciando poi mano libera a entità esterne per sfruttare le immense risorse naturali dei loro territori, per esportare poi il denaro della corruzione nei paradisi fiscali dell'Occidente. Quindi, il Che redivo avrebbe senz'altro sviluppato e messo in pratica una moderna "Teoria della liberazione dei popoli oppressi" agendo sia dall'esterno con la formazione di milizie mercenarie, sia dall'interno con finanziamenti e passaggio di armi alla guerriglia antiregime affinché si batta contro la dittatura, in modo da rovesciare quei sistemi criminali, restituendo al popolo la parola e il governo delle istituzioni. Forse, in chiave molto più moderna, anziché armi basterebbe distribuire uno smartphone con accesso illimitato a Internet a ogni oppresso africano e latinoamericano (nati, vale la pena di ricordarlo, in continenti ricchissimi che se onestamente governati potrebbero garantire a tutti loro pace, giustizia e lavoro), mostrando quelle crude verità che i regimi dittatoriali negano e nascondono a ogni costo.

 

Poi, anziché predicare la libertà sessuale in Occidente, anteponendo l'edonismo individuale sterile ed egoista al mantenimento del tasso di sopravvivenza demografica della nostra civiltà, occorre drasticamente intervenire per ridurre la devastante crescita demografica in continenti come l'Africa in cui l'enorme saldo netto è utilizzato da dittatori e despoti per inviare verso i confini dell'Occidente enormi masse di disperati. Occorre battere il nazipacifismo onusiano e radical rivendicando al contrario il diritto all'ingerenza da parte delle civiltà tecnologicamente più progredite, per portare in quei territori devastati sicurezza, infrastrutture, risanamento ambientale, assistenza sanitaria, istruzione media e universitaria, ricostruzione dei centri abbandonati, know-how idoneo a rendere di nuovo fertili centinaia di milioni di ettari di terra diventata arida a causa del clima e di pratiche sucide di sfruttamento dei suoli. E, invece, a che cosa stiamo assistendo qui da noi? Alla condanna "Urbi et Orbi" dell'Uomo Bianco da parte di chi non conosce la Storia. La verità? Lo schiavismo di massa era praticato in Africa ben prima che noi ci arrivassimo e gli indios latinoamericani sono stati sterminati a milioni non dai Conquistadores ma da infezioni batteriche dalle quali non erano immunizzati.

 

Governare gli italiani non è impossibile, è inutile. Non inserirò la fonte di questa citazione in quanto i più “arditi” di voi gentili lettori di sicuro la coglieranno. Ma quanto è vera questa affermazione, nei giorni incerti del Coronavirus?

Franza o Spagna purchè se magna? Ci siamo ridotti a questo? 

Dov’è Monicelli di La grande guerra a dipingere positivamente gli italiani? Proiettato da un quinto piano di un’ospedale ormai dieci anni fa; Questa la sua risposta alla nostra domanda. 

Siamo divenuti i mostri di Pasolini, i fascisti dell’antifascismo? Abbiamo abdicato al sacro per darci alla cultura permissiva del consumismo? Un permissivismo schifoso che permette tutto tranne andare contro il prodotto e il mercato.

Basti guardare le file ai negozi e la disperazione per la chiusura presunta dell’apericena. 

Perché è stato così difficile proteggere il nostro paese quando l’emergenza era appena iniziata e ora la situazione è al collasso?

Inps sentitamente ringrazia.

Basta con le domande, rischiando poi di farne di tutti i colori e, uscendo fuori dalla tavolozza, non riuscendo mai a contemplare neanche da lontano l’abbozzo di una risposta. 

La nostra penisola è uno stato che Stato non lo è stato mai e probabilmente non lo sarà mai. Gli italiani “adorano la realtà ma la vedono soltanto quando è a 10 cm dal loro naso” (E.Flaiano). Un paese buttato in mezzo alla rivoluzione del terzo settore senza mai essere passato per lo sviluppo industriale. Un sud nato in seno alla filosofia greca, da un punto di vista mai stato indipendente, con un cambio continuo di casacche e di modi, indietro con la scolarizzazione, che mantiene a causa della propria idea di base una scarsa propensione alla democrazia partecipativa e si fa schiena di una politica clientelare. A chi di solito accusa la mia amata porzione geografica sono solito dire che per i greci antichi era motivo di vanto non lavorare e oziare, naturalmente è l’atteggiamento di chi tenta di giustificarsi a tutti i costi. Il Sud persa la sua sacralità ha assunto la tipica aggressività del capitalismo sfrenato senza però aver sostituito a quei concetti di morale sacra a quella di una civiltà razionale, comprensiva e tollerante; ma soprattutto abbastanza intelligente da non seppellire i rifiuti industriali del nord. Lo comprese bene Eleonora de Fonseca Pimentel che nel 1799 vide la sua rivoluzione cadere sotto i colpi di quel popolo che pensava e sperava di aiutare, “sona sona a Carmagnola“. Ma si potrebbe benissimo citare Masaniello, quella classe politica che ha tradito il nostro sud, gli esempi si sprecherebbero; Di Maio. E quindi una classe imprenditoriale sorda e incapace di programmare superata solo da una classe politica uguale. Guai a farglielo notare, sembrano contadini, gente dura a cambiare idea. 

Del nord non posso parlare bene, perché si dovrebbe parlare di ciò che si conosce, così si gradirebbe in una prassi politica corretta; prego notare il fine sarcasmo, in quanto uno svevo dovrebbe dire a me quasi in Africa come vivere la mia vita, come consumare poi in soldoni. Il germe dell’antipolitica che se a Sud, si manifesta massimamente come una manifesta intolleranza nelle istituzioni, a Nord si manifesta in maniera di gran lunga più chic e la loro sfiducia assume più la forma di una fede nel complotto, che li rende in parte più ridicoli e meno giustificabili. 
Uno dei germi più odiosi nella media dell’opinione pubblica settentrionale è di sicuro quella del razzismo. Ora che gli sbarchi hanno finalmente lasciato la prima pagina, è bastato poco perché coloro che stanno sopra accendano subito le loro fiaccole contro i presunti colpevoli (cinesi in prima istanza) invece poi dopo la chiusura e i meridionali che scappavano verso gli affetti (non condivido la loro scelta ma non li biasimo); dimostrando la pochezza e l’autostima di queste persone che sono ricche sulle spalle e il sudore degli altri, con risorse che altre regioni ( per non parlare di altri stati) si sognano; piace vincere facile? Quando avete soldi da sprecare e lo stato non chiude le fabbriche sentirsi e fare i superiori non è così difficile, giusto? (vedi lo schifo della FIAT a Torino)

Ora concludo con due semplici concetti: anche se le autorità sono sempre state abbastanza odiabili da un millennio nella nostra penisola, stavolta dicono la verità, anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora esatta; l’altro concetto da bravo partenopeo è “e io speriamo che me la cavo.“

Chiedo scusa a chi con il titolo ho ingannato aspettandosi qualcosa di più altolocato e riflessivo trovandosi dinanzi uno sfogo.

 

Nicola Quaranta

Si è tenuto ad Amatrice in una domenica assolata mentre la neve sulle montagne faceva da cornice alla vallata su ciò che rimane dopo il terribile terremoto del 2016, un informale incontro tra il sindaco Sergio Pirozzi e una delegazione del movimento politico Leoni d’Italia. “Si è abituati a ricordarsi di Amatrice quando le calamità naturali si accaniscono contro questo che era uno dei più bei borghi d’Italia, raso al suolo dal terribile terremoto che ebbe inizio il 24 Agosto 2016, o quando il freddo ed il gelo imperversano, mettendo in serio pericolo uomini ed animali che ne pagano le conseguenze drammatiche,” dice il segretario dei Leoni d’Italia Pasquale Merola “ noi preferiamo andarci quando i riflettori sono spenti e testimoniare la nostra vicinanza al sindaco al Sindaco Sergio Pirozzi, vero Leone nel proteggere e salvaguardare ciò che riamane della sua cittadina e dei suoi abitanti, impegnandosi senza risparmiarsi alla sua ricostruzione.”

Con questo spirito il gruppo dirigente dei Leoni d’Italia si e’ recato ad Amatrice per incontrare informalmente Il sindaco Pirozzi, anche per trovare punti comuni su ciò che insieme si puo’ fare nell’interesse della comunità non solo di Amatrice.

Dopo aver visitato alcune aree, le più significative, Pirozzi ha mostrato la zona dedicata ad i bambini, futuro e speranza di Amatrice, in un piccolo parco, ricostruito con i primi soldi e ben curato, dove alcune giovani famiglie, approfittando della magnifica giornata e del caldo sole, possono portare i propri figli a giocare all’aria aperta e respirare aria pura, libera da smog ed inquinamento. Non si fa un passo senza un abbraccio, una parola di affetto, un saluto verso il sindaco amato da tutti che si è speso e si spende per la sua comunità.

Ma è in un bar, dove ci si accomoda grazie alla premurosa disponibilità della proprietà che indica una stanza dove potersi sistemare e magari consumare un buon caffè mentre ci si scambiano informazioni, si parla di che cosa fare, di che cosa è stato fatto e di come potere interagire.
Tante le cose cui si discute, ma ciò che merita un approfondimento, è la legge che Il sindaco ha voluto, nell’interesse non del suo paese, essendo poche purtroppo le case rimaste integre, ma nell’interesse di quelle zone che sono ad alto rischi di terremoti. Il Consiglio regionale del Lazio ha infatti approvato nel 2018 all’unanimità (37 voti) la proposta di legge regionale n. 49 del 13 luglio 2018, concernente “Norme in materia di prevenzione e riduzione del rischio sismico. Ulteriori disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione degli interventi di ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici del 2016 e successivi”, presentata da Sergio Pirozzi.

Una legge tesa a prevenire il disastro, piuttosto che arrivare a posteriori, approvata nel Lazio dove sono stati stanziati ben 7,5 milioni di Euro per il biennio 2019-2020.
La legge regionale 12 del 2018 prevede contributi a fondo perduto per il 30% della spesa sostenuta per l’adeguamento sismico per gli edifici privati costruiti prima del 1974, anno in cui la legislazione introduce i primi parametri antisismici.

In un momento di così grave crisi economica, dove l’edilizia è praticamente bloccata, si otterrebbero anche notevoli risvolti positivi sia sul PIL (Prodotto Interno Lordo) che avrebbe una bella spinta, sia sull’occupazione, senza gravare sul bilancio pubblico. Tutti spunti interessanti che i Leoni D’Italia hanno nel loro programma e che potrebbero essere diffusi in tutte le regioni non relegandola solo alla Regione Lazio. Del resto chi, meglio di chi ha vissuto direttamente la drammatica esperienza del terremoto può capire quanto sia importante prevenire, piuttosto che curare.

Le cronache dei giornali, nazionali ed internazionali riportano sempre più spesso sentenze e decisioni di Magistrati che non incontrano sempre il favore dell’opinione pubblica.

Certamente dalle varie discussioni si evince quanto sia difficile il compito del giudicare con coscienza e nel rispetto delle leggi, quindi il gravoso ed importante compito del magistrato cui ha in mano il destino e la vita di molti soggetti.

Non stiamo certamente parlando del furto o di tutti quei reati che implicano condanne che sicuramente modificano la vita degli attori, ma che in ogni caso non la stravolgono se non nelle limitazioni personali, a torto o a ragione con la detenzione o con pene pecuniarie.

Non dobbiamo nemmeno considerare in questo articolo la pena di morte inflitta in alcune nazioni per reati gravi.

La riflessione cui si vuol indirizzare è verso quei magistrati che si occupano di minori, quindi soggetti che non hanno la capacità di decidere e di scegliere per cui bisogna prendere delle decisioni affinché i minori possano esser tutelati e verso i quali si dovrebbero prendere le decisioni nel più stretto loro interesse.

Ma è proprio a loro tutela che si prendono certe decisioni?

E’ proprio di questi giorni la notizia che l’Alta Corte Inglese ha deciso che ad un bimbo affetto da gravissima patologia, ritenuta incurabile, venga staccata la spina che lo mantiene in vita condannandolo a morte.

Già in precedenza, sempre in Inghilterra era avvenuta la stessa cosa ed il bimbo morì, tra la mobilitazione e l’indignazione internazionale nei confronti di quei magistrati che ne hanno emesso la sentenza.

Oggi, dopo aver staccato il respiratore così come ordinato dai Magistrati Inglesi, il bambino respira da solo, aiutato nella respirazione dai genitori tanto da costringere i magistrati ad ordinare la somministrazione di ossigeno ed acqua, ammettendo di fatto il proprio errore.

Non osiamo fare previsioni se non asserire, quanto imprevista sia la vita e quante sorprese ci riservi.

Ma i Magistrati, hanno sbagliato la valutazione di accanimento terapeutico o no?

E’ sempre di questi tempi la notizia di un bimbo tolto ad i naturali genitori per essere dato in affido ad una nuova famiglia, nonostante i genitori fossero delle persone benestanti, rispettose e che nulla anno fatto mancare al loro pargolo, meno che meno amore, ma ritenuti troppo grandi dal magistrato e dagli assistenti sociali per poter allevare un figlio.

Un’altra decisione che ha dell’inconcepibile, chi può stabilire l’età per poter essere buoni genitori, e poi buoni rispetto a cosa?

Ed ancora, altro figlio tolto ad una coppia perché la madre ha un quoziente intellettivo ritenuto troppo basso a giudizio di un Magistrato.

Potremmo continuare a lungo, ma due casi internazionali e due casi nazionali, entrambi in culture ritenute “ civili” e quindi analoghe, dove il diritto, la giustizia e quant’altro sono il vanto blasonato dell’Europa, ma che invece mostra tutti i limiti dell’essere umano.

Chi ha ragione?

Magari poi ci inventiamo affidamenti che nulla hanno a che vedere con ciò che è naturale, e in quel caso non si chiama in causa la tutela del minore?

Come mai li i giudici non intervengono?

Forse la legge della natura può essere glissata ed ha meno valore di quella dell’uomo?

Fare esempi, non ha senso, ma è chiaro che si intendono quegli affidamenti a coppie dello stesso sesso e che magari utilizzano la tecnica delle fecondazioni assistite o dell’utero in affitto, stravolgendo di fatto le leggi della natura.-

Non è un’ attacco alla Magistratura, che troppo spesso deve intervenire facendosi largo tra un labirinto di leggi e leggine e una ragnatela di interpretazioni spesso assurde e discutibili, provocate da leggi le leggine promulgate in fretta e furia ad arginare delle emozioni popolari piuttosto che a regolamentare seriamente delle problematiche complesse.

E’ necessaria una riflessione seria sul ruolo del Magistrato, che ha certo una cultura giuridica, ma non una cultura sociale, psicologica, medica ecc. e che sempre più spesso si trova a dover dirimere questioni che non sono solo legali.

Forse una seria riorganizzazione delle leggi, magari dopo un’attenta riflessione che coinvolga anche quella parte culturale, troppo spesso emarginata, darebbe a chi preposto ad emettere giudizi, sarebbe opportuno, ma come sarebbe opportuna una convinta scelta di Giudici e collaboratori di elevato e certo spessore e specializzazione.

Un figlio è sempre un figlio, chiediamoci se un Magistrato ha il diritto di decidere sulla vita e sulla morte di un figlio che ha la gioia di essere nato, trasformata dall’essere umano in colpa.