La malattia di Lyme è una patologia di origine batterica che colpisce prevalentemente la cute, ma che intacca, spesso, anche organi interni, articolazioni e sistema nervoso. Appartiene al gruppo delle antropozoonosi, malattie trasmissibili naturalmente dagli animali vertebrati all'uomo. Nel caso di specie, il contagio non è diretto ma mediato da insetto; vettore dell'infezione è una zecca che, infettatasi dopo aver morso un animale malato, trasmette l'infezione all'uomo mordendolo. Globalmente è piuttosto comune: viene considerata, infatti, la più frequente patologia umana trasmessa da zecche. Fu descritta, per la prima volta, intorno alla metà degli anni Settanta del Novecento, sebbene i sintomi fossero già stati descritti nel 1910, in Scandinavia. Il 1975, ricordato come "l'anno dell'epidemia", è lo stesso nel quale furono registrati "inspiegabili" casi di artrite (successivamente rivelatisi conseguenza della malattia); in quello stesso periodo, fu interessato un piccolo centro del Connecticut chiamato Old Lyme (da cui il nome). Dieci anni più tardi, le statistiche mediche vi hanno osservato ben 14.000 pazienti affetti. La malattia di Lyme è considerata una patologia multi-sistemica, causata principalmente da un batterio spiraliforme noto come Borrelia burgdorferi, uno spirocheta identificato quale agente causante la malattia soltanto nel 1982, grazie agli studi di un biologo del Montana, il Dott. Burgdorfer (al quale si deve il nome). In virtù dell'agente eziologico, è nota anche come borelliosi. La trasmissione all'uomo non è diretta: il batterio infetta le zecche che, a loro volta, mediante morso, possono trasmettere l'infezione all'uomo e ad altri animali. Essendo stata riscontrata, anche, in areali privi di zecche, si ritiene che, eccezionalmente, possa essere veicolata anche da altri insetti ematofagi. Per la trasmissione, la zecca infetta deve aderire alla cute umana per oltre 24 ore: in questo modo, i morsi ripetuti - comunque indolori - veicolano attraverso il rigurgito, le feci o la saliva nel locus del morso medesimo. L'esordio è rappresentato un eritema cronico migrante, una macchiolina rossa, non rilevata, che - in un periodo di tempo variabile da qualche giorno a diverse settimane - si estende sino a divenire un'enorme macchia circolare- ovale o, in altri casi, triangolare. Questa può arrivare ad un diametro anche superiore ai 5 cm e presentare un'area centrale più chiara. L'eritema viene, spesso, accompagnato da altri sintomi peculiari quali febbre, dolori muscolari, stanchezza fisica, mal di testa e rigidità del collo. Nei casi di patologia severa, si associa a dolori cardiaci, articolari e/o neurologici. Talvolta, in questa fase, il paziente affetto può lamentare anche giramenti di testa, fiato corto e/o infiammazioni oculari. Se trascurata, o non accuratamente trattata, potrebbe indurre danni a lungo termine, lesionando il sistema nervoso e la pelle. Fra i sintomi meno frequenti, si annoverano anche difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, alterazioni dell'umore ed irritabilità. Considerando il lungo periodo di adesione alla cute umana, la rimozione della zecca riveste un'importanza fondamentale e dev'essere effettuata il prima possibile e con la massima attenzione. In genere, nelle forme più lievi, risulta efficace il trattamento con Amoxicillina, per un periodo variabile da una a tre settimane; in caso di allergia al farmaco, questo si può sostituire con penicillina od eritromicina. Negli stadi avanzati (forme severe), la terapia antibiotica va associata a corticosteroidi. Ad ogni modo, va puntualizzato che, in presenza concomitante di rush cutaneo e dolori articolari, gli antibiotici possono curare la malattia, ma i dolori potrebbero permanere anche per alcune settimane o mesi: in simili frangenti, è sconsigliata la somministrazione antibiotica per periodi prolungati, tendendo i dolori, nella maggior parte dei pazienti affetti, a regredire gradualmente.