La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, caratterizzata, cioè, da lesioni demielinizzanti che inducono una progressiva degenerazione del sistema nervoso centrale. Per molti anni è stata considerata peculiare della sostanza bianca ma, recentemente, un numero crescente di studi ha dimostrato anche un coinvolgimento di quella grigia. In questa patologia si verificano il danno e la perdita della guaina mielinica in più aree (da qui gli aggettivi “demielinizzante” e “multipla”) cerebrali. Numerose evidenze sia cliniche che sperimentali indicano, alla base, una reazione del sistema immunitario che scatena un attacco contro la mielina. Questo consiste in un processo infiammatorio che colpisce aree circoscritte del sistema nervoso centrale e provoca, appunto, la distruzione della mielina e delle cellule specializzate, gli oligodendrociti, che la producono. Queste aree, dette anche “placche”, possono disseminarsi ovunque negli emisferi cerebrali (con predilezione per i nervi ottici, il cervelletto ed il midollo spinale) es evolvere da una fase infiammatoria iniziale ad una cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva appunto il termine “sclerosi”. La diagnosi avviene secondo criteri ripetutamente modificati negli ultimi anni. Essenzialmente richiede, oltre alla manifestazione di sintomi clinici, quella di lesioni tipiche nella risonanza magnetica, mentre non è più considerata essenziale la presenza delle cosiddette “bande oligoclonali”', segno della produzione di autoanticorpi, nel liquor cerebrospinale. L’esame di questo può, comunque, risultare utile per una diagnosi altrimenti dubbia, specie nelle forme primariamente progressive che si presentano con sintomi meno tipici, così come per inquadrare la prognosi ed il probabile sviluppo della malattia. Bande oligoclonali positive, ad oggi, sono considerate un fattore di rischio per una progressione più veloce e possono orientare nella scelta della terapia di immunomodulazione. Nel mondo si contano circa 2,5-3 milioni di persone affette da sclerosi multipla, di cui 600.000 in Europa e circa 110.000 in Italia. La distribuzione della malattia non è uniforme: è più diffusa nelle zone lontane dall’Equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. La prevalenza della malattia al contrario sembra avere una progressiva riduzione con l’avvicinarsi all’Equatore. Può esordire ad ogni età della vita, ma è diagnosticata per lo più tra i 20 ed i 40 anni; le donne risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. Per frequenza è la seconda malattia neurologica nel giovane adulto e la prima di tipo infiammatorio cronico. Le cause sono oggetto di molteplici studi, ma sono stati individuati alcuni elementi che svolgerebbero un ruolo chiave nell’insorgenza della malattia: -Fattori ambientali: clima temperato, latitudine, agenti tossici e bassi livelli di vitamina D; -Esposizione ad agenti infettivi (in particolare nei primi anni di vita e comunque prima della pubertà) -Predisposizione genetica I farmaci usati da 20 anni nella prevenzione delle ricadute e per ridurre l’accumulo di disabilità sono i beta-interferoni, molecole fisiologiche già presenti nell'organismo che regolano le risposte immunitarie. Numerose preparazioni farmacologiche (beta-1a: Avonex, Rebif; beta-1b: Betaferon, Extavia) sono state studiate in pazienti con forme a ricaduta e remissione; per una di queste (Betaferon), è stata dimostrata l'efficacia anche nelle forme secondariamente croniche progressive. Uno studio iniziato oltre dieci anni fa analizza gli effetti del trattamento precoce nei casi di CIS. Il follow up dimostra che l'impiego di Betaferon può avere effetti benefici