Domenica, 22 Dicembre 2024 14:02

Ricerca: supercellule modificate contro la leucemia e altri tipi di tumore

Pubblicato in Salute

Una terapia anti-cancro rivoluzionaria che, una volta somministrata, potrebbe non solo sconfiggere la malattia, ma anche impedire che si ripresenti per anni, in maniera simile a quanto fa un vaccino. E' un risultato straordinario quello raggiunto dal Irccs ospedale San Raffaele e università Vita-Salute San Raffaele, e presentato in questi giorni a Washington in occasione del meeting annuale dell'American Association for the Advancement of Science (Aaas) e già pubblicato su 'Science Translational Medicine', con primi autori Giacomo Oliveira ed Eliana Ruggiero. L'obiettivo degli scienziati italiani era selezionare 'soldati scelti' del sistema immunitario, modificarli geneticamente per metterli in grado di riconoscere e uccidere selettivamente le cellule tumorali. "Ci siamo riusciti - ha detto all'agenzia AdnKronos Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di immunologia, trapianti e malattie infettive del San Raffaele - e abbiamo individuato quali sono i linfociti con le maggiori probabilità di riuscire in questa impresa. Se vogliamo che la risposta perduri nel tempo - prosegue - occorre utilizzare cellule del sistema immunitario che abbiano le qualità per resistere. Nello studio abbiamo identificato i sottotipi con queste caratteristiche: sono le 'memory stem T cells' o staminali della memoria immunologica. La verifica è avvenuta attraverso un trial clinico di fase III che ha coinvolto 10 pazienti colpiti da leucemia acuta, già sottoposti a trapianto di midollo osseo da donatore, trattati con linfociti T modificati attraverso il 'gene suicida' Tk. Lo studio ha preso in esame pazienti trattati a partire del 2000. "I parametri immunologici, a distanza di anni da trapianto e terapia genica - spiega Oliveira - sono risultati uguali a quelli di persone sane e di pari età. Il passo successivo è stato identificare quali cellule del sistema immunitario resistessero maggiormente nel tempo, andando a verificare quali 'ritrovavamo' dopo anni, fino a 14 dopo il trattamento. Per arrivare all'obiettivo finale (che comprende trattare vari tipi di cancro), le possibili strade sono due. La prima è armare i linfociti T usando i recettori Car, che nelle leucemie acute hanno fatto la differenza producendo risposte cliniche un tempo impensabili. La seconda usare il recettore Tcr, naturalmente presente nei linfociti T e in grado di colpire anche un antigene interno alla cellule bersaglio. Attraverso una particolare tecnologia di editing genetico, usando cioè una 'forbice molecolare', andiamo prima a eliminare il Tcr proprio del linfocita. E una volta che lo abbiamo spogliato, mettiamo sul linfocita nudo il Tcr che vogliamo noi: un 'Tcr anticancro' che armi il soldato contro la malattia". "Con entrambi i progetti - conclude la scienziata - siamo in fase preclinica molto avanzata. Ora si tratta di terminare gli ultimi passaggi e di trovare i finanziamenti per passare sull'uomo: auspico prima di tutto che diventi più facile fare dei trial europei, multicentrici, e poi che l'Europa e l'Italia investano fondi per questi studi. Obiettivamente al giorno d'oggi è molto difficile fare trial accademici nel Sud dell'Europa. Questo però è un treno importante, da prendere al volo e 'fissare' con le sperimentazioni. E bisognerebbe che si partisse proprio in Italia", dove "la 'pentola' è stata scoperchiata. I tempi comunque a mio parere non sono molto lunghi".