Mercoledì, 02 Aprile 2025 21:01
Pasquale Merola

Pasquale Merola

Che la nostra sia una società fatta di estremi e antipodi è ormai noto a tutti. Ciò che probabilmente ai più sfugge, è l’ennesima contraddizione sociale che, stavolta, forse tanto patologica non è.

Se da un lato, infatti, le notizie di cronaca ci informano sul continuo uso e abuso di sostanze stupefacenti e alcoliche tra i più (e meno) giovani, dall’altro tra le stesse notizie ne ritroviamo una parecchio singolare, quanto di “tendenza”: stiamo parlando della moda dei “sober parties”.
Il nome già dice qualcosa su queste “feste sobrie”, ossia eventi alcool free che stanno conquistando i giovani under 25 di tutto il mondo.
Il bere alternativo sembra ormai essere la nuova moda che dilaga in America, Australia ed Europa. Questo sano e nuovo –ma nemmeno poi tanto- modo di divertirsi, si ispira al “teetotalisme movement”, nato sin dai primi dell’Ottocento per salvaguardare e tutelare le generazioni dall’abuso di alcool. A Londra, a Stoccolma, a New York e a Sidney sono nati pub, locali e bar che promuovono e sostengono questo modello culturale, organizzando serate che si spera siano piacevoli non solo perché è l’alcool a renderle tali.
C’è da dire che, nonostante la cronaca sembri affermare il contrario, forse il modello culturale sta davvero cambiando: bere alcool non viene più associato all’essere trasgressivi o all’avere successo. Al contrario, i giovani sembrano più consapevoli che, chi beve, in realtà sta vivendo ed esprimendo un disagio, con la drammatica conseguenza che spesso tali soggetti vengano addirittura emarginati dal gruppo, in quanto elemento disturbante e perturbante.
In una ricerca dell’università di Sidney, gli analisti hanno fatto arrivare messaggi personalizzati su Facebook a un campione di studenti universitari del primo anno, chiedendo notizie sul loro comportamento riguardo il consumo di alcol e dando informazioni circa le conseguenze fisiche e sociali del fenomeno: i risultati hanno dimostrato che chi ha ricevuto il feedback, in media, ha dimezzato il consumo di bevande alcoliche da 40 a 20 al mese.
I social network hanno un ruolo centrale anche per la diffusione di questi “alcool-free events”: sono nate addirittura app per gestire appuntamenti, sottoscrivere regole di comportamento e anche fare business con questa modalità.
Clean Fun Network ne è un esempio: è sito web fondato dall’imprenditore Jimmy Hamm che riunisce la sober community. C’è anche una app mobile che permette agli iscritti di organizzare incontri nella propria città in locali in cui, laddove prima si bevevano canonici distillati o cocktail, oggi si può trovare una selezione di attività alternative, quali ping pong, biliardino, tornei di scacchi, di dama e Scarabeo, che si rivolgono a chi ha meno di 30 anni.
A Stoccolma si sottoscrivono addirittura dei “manifesti” nei club nei quali ci si diverte sobriamente. A Södra Teatern, nel quartiere Södermalm che è tra i più gettonati dai giovani svedesi, per entrare è obbligatorio un test all’etilometro che deve risultare negativo, in caso contrario si viene gentilmente allontanati.
Ancora, Catherine Salway, proprietaria di un bar a Notting Hill chiamato in maniera provocatoria “Redemption”, ha cercato di attrarre i giovani verso tale pratica proponendo loro una sfida: “siete in grado di divertirvi, rilassarvi, essere voi stessi senza ubriacarvi?”. Cosa che, con ogni probabilità, è forse ciò che più terrorizza i giovani d’oggi, spingendoli ad annegare se stessi in uno o più bicchieri di vodka.
Essendo però la nostra società nota, oltre che per le innumerevoli contraddizioni, anche per la perenne insoddisfazione, non potevano mancare le polemiche: da un lato, c’è chi spera che tale tendenza si diffonda anche in Italia, dall’altro c’è chi la considera un ritorno al vecchio proibizionismo degli anni ’20, o chi si chiede dove sia finita la fiducia nelle capacità individuali di autocontrollo.
Lasciare che ci si ubriachi per divertirsi oppure demonizzare l'alcool? Questo è il dilemma.
Per trovare una via d’uscita, più che risalire alle teorie ottocentesche, forse dovremmo andare ancora più a ritroso e ricordarci che secondo i latini “in medio stat virtus”: eliminare gli estremi appare dunque difficile, quanto controproducente. Guardare l’ampio ventaglio di opportunità – con curiosità o con scetticismo, a voi la scelta- attendendo i risultati di tali proposte, resta probabilmente la scelta più saggia.
MEOLA ROSA

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RENZI: BOCCIATO ALL'ASILO

C'era una volta la Fatina Buona. Sì, proprio colei che sapeva convertire le zucche in cavalli per il ricevimento a Corte della povera fanciulla spiantata. Indovinate un po' come si chiama la fata turchina in tema di asilo politico? Ma "Italia", naturalmente. Noi siamo talmente buoni (e impreparati) da esserci inventati l'asilo che non c'è. In pratica, nel recepire le direttive europee in materia di asilo e di accoglienza noi abbiamo elevato, per così dire, "al quadrato" la discrezionalità delle Commissioni di concedere una sorta di ospitalità sussidiaria a tutti coloro che non hanno diritto all'asilo "classico", facendo ricorso al Cavallo di Troia della concessione di un permesso di soggiorno per gravi motivi umanitari.

Gli M5S hanno scoperto il trucco, ma mancano del tutto delle conoscenze necessarie per capire fino in fondo di che cosa si tratti e perché, in buona sostanza, noi dovremmo essere bocciati su tutta la linea in materia di asilo. Dunque, quando le Commissioni non sanno che pesci prendere (nel senso di decidere o per un'accoglienza o per un diniego netti) si rifugiano in corner, concedendo quel benedetto permesso umanitario che, tuttavia, viene formalmente rilasciato dalla Questura ed è soggetto a rinnovo annuale. Mentre in passato il Questore poteva negarlo, a sua discrezione, da un certo punto in poi una sentenza della Cassazione ha disposto che no, l'Autorità di pubblica sicurezza non avesse tutti gli elementi a sua disposizione (che invece avrebbe avuto la Commissione concedente) per decidere diversamente da quanto stabilito dalla Commissione stessa.

Un vero disastro per gli italiani, ma una vera manna per tutti coloro che lucrano sull'accoglienza! Vediamo di spiegare meglio il concetto. In primo luogo, al contrario di quanto accade nei maggiori Paesi europei che compaiono ai primi posti nelle statistiche Eurostat sull'asilo, i Commissari italiani non sono incaricati a tempo pieno di condurre le istruttorie. Queste ultime sono del tutto carenti in quanto in Italia manca un potente supporto alle informazioni sui Paesi di origine (che, in realtà, avrebbe dovuto garantire l'Easo -ufficio europeo per l'asilo-, che ha sede a Malta) e, poi, i grandi numeri non consentono assolutamente -anche volendo, dato che le file di attesa-esame sono davvero imponenti- di garantirne la sufficiente accuratezza.

Quindi, un rimedio immediato sarebbe quello di smantellare rapidamente questa pletorica e inefficiente organizzazione territoriale dell'asilo, buona solo a sistemare raccomandati di turno, tornando a un'Autorità centrale che si avvalga di funzionari ultra-specializzati che lavorino a tempo pieno sui dossier e sulle interviste, cancellando la “farsa” del permesso umanitario, da riportare rigorosamente nella sfera dell'Autorità locale di pubblica sicurezza. Poi, occorre modificare alla svelta le norme sul ricorso avverso le decisioni dell'Autorità sull'asilo, istituendo un appello amministrativo rapido e prevedendo solo in via eccezionale quello giudiziario, "senza" il gratuito patrocinio!
In tema di immigrazione è sempre più chiaro che il Governo a matrice Pd si gioca la sua sopravvivenza sia nell'immediato che nel futuro. Per l'ennesima volta, si è visto come la demagogia catto-comunista italiana (antropologicamente malata di insano "buonismo") non sia assolutamente in grado di saper gestire e individuare le necessarie soluzioni ai grandi problemi contemporanei, come la ripresa economica, l'immigrazione e la sicurezza.

Staremo a vedere che cos'altro si inventeranno al Governo per tentare di arginare il fenomeno epocale degli sbarchi, che riversano sul nostro territorio centinaia di migliaia profughi economici. Costoro -guarda caso- sono in grado di pagare parecchie migliaia di euro un viaggio della speranza, per entrare nel finto Paese dei Balocchi dell'Unione Europea e solo ora ci si sta accorgendo che questa politica dell'accoglienza è veleno elettorale puro per i Governi in carica. La Serracchiani ha ben ragione a temere le orde barbariche guidate dal duo Grillo-Salvini. Il problema, però, è che più loro sono inchiodati alle poltrone più si alza il livello della tensione e della protesta popolare, destinata a confinare la sinistra all'opposizione per tutto il XXI sec.!

Concludo con una semplice proposta. Soprattutto per quanto riguarda i siriani, varrebbe la pena considerare l'ipotesi seguente. Anziché spendere una montagna di soldi per arricchire onlus e politica con la storia dell'accoglienza ai migranti, perché non rivitalizzare le centinaia di bellissimi, piccoli borghi italiani, ormai in stato di semi abbandono, a causa dell'invecchiamento della popolazione residente e delle migrazioni interne, dandoli in "gestione" ai nuovi arrivati? Potrebbero rimettere a posto autonomamente gli immobili (il credito agevolato verrebbe erogato da un Fondo europeo per l'assistenza) e ricominciare una nuova vita qui da noi, con le loro famiglie. Troppo semplice? O il "comitato d'affari" del Partito Nazionale non lo vuole?

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