Deve far riflettere la notizia pubblicata il 14 settembre 2017 da una nota Agenzia di Stampa dove si rileva una affermazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi che dice: "Secondo i dati raccolti dall'osservatorio attivato presso la Presidenza del Consiglio, all'interno del Dipartimento per le pari opportunità, sono 7mila i discorsi di hate speech che vengono registrati ogni giorno, e vediamo che cambiano i soggetti vittime", intervenendo ai lavori del convegno del Consiglio nazionale forense a Roma, su 'Sicurezza e linguaggio dell'odio', presso il palazzo della Cancelleria ed a cui era presente l’On. Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati.
Conoscendo bene i social network, ed in particolare Facebook, dove oramai gli utenti sono talmente tanti da poter considerare rappresentative le indicazioni che si possono rilevare, si è cercato di capire come sia possibile e perché gli Italiani sembrerebbe, ma per fortuna non è così, stiano diventando propensi all’odio ed all’incitamento di questo sentimento.
Difficilmente gli Italiani hanno mostrato odio, intolleranza e razzismo verso connazionali o stranieri, uomini o donne, neri, gialli o bianchi, eterosessuali o omosessuali, cristiani o musulmani, se non in una sparuta e mal rappresentata fascia di persone appartenenti ad ideologie estreme e radicate di destra e di sinistra forse più facilmente riscontrabili in epoche passate da diversi decenni.v E’ doveroso notare, analizzando molti profili e da ciò che scrivono tanti utenti, che non si può definire odio nei confronti di alcuno con radicata matrice culturale, come forse il Sottosegretario sembra intenda interpretare, ma avversione verso fatti, fenomeni e persone che quotidianamente accadono in Italia e cui tanti ritengono, a torto o ragione, di individuarne addirittura i responsabili cui certamente non risparmiano epiteti e volgari e discutibili parole.v La difficile situazione Italiana sociale, economica, lavorativa, abitativa, sanitaria e di immigrazione, favorita ed amplificata dalla sempre pressante crisi economica che perdura da troppo tempo, certamente favorisce lo stato di disagio che poi sfocia apparentemente in odio, per fortuna recitato ma non eseguito.
Negli ultimi anni si è assistito ad un impoverimento generale e strutturale della popolazione talmente alto che numerose associazioni come la Caritas e la stessa ISTAT, il noto istituto di statistica, hanno più volte lanciato degli allarmi alla politica che non solo non ha risposto in maniera adeguata, spesso ha manifestato rumorosamente la propria assenza.
E’ da qui che si innesca l’ira dei cittadini, tradotta in odio da chi “forse” involontariamente non ha saputo o non sa gestire le varie situazioni, e “forse” ha strumentalizzato certe situazioni.
Giusto per fare degli esempi, il fallimento di alcune banche, costate agli Italiani miliardi di euro dove centinaia di migliaia di risparmiatori hanno perduto ciò che in una vita erano riusciti ad accumulare magari per una sereno invecchiamento o per i propri figli.
Questo è certamente un grave motivo di reazioni, specie se in una di queste banche vi è direttamente coinvolto uno strettissimo parente di uno dei Ministri, o lo scandalo, più o meno provato, di un altro strettissimo parente di un Presidente del Consiglio.
Rabbia e il forte nervosismo, non odio, è provocato dalla immobilità burocratica amministrativa voluta dalle forze politiche governative per la gestione del terribile terremoto del centro Italia, che a visto migliaia di persone trascorrere un inverno al gelo, subendo ulteriori perdite di vite umane a causa del freddo, così come il veder consegnati solo poche “casupole”, a distanza di un anno dal terremoto e con una procedura di assegnazione “sorteggio” che è preferibile non commentare al fine di esser tacciati di istigazione all’odio, ma che indica l’assoluta inadeguatezza di chi ha la competenza di agire nella totale incompetenza di individuare i criteri di assegnazione.
Non ultimo il fenomeno della immigrazione clandestina di massa, che ha evidenziato la grande umanità degli Italiani al contrario dei nostri cugini europei, i quali hanno scaricato tutti i problemi e gli oneri ad i soli italiani, consentendo in pratica una vera e propria invasione che sta portando in maniera grave dei disagi in larga scala e diffusi su tutto il territorio tra sicurezza, igiene e sovraffollamento, oltre che economici.
Tre esempi rappresentativi tra tutti fatti che inevitabilmente hanno innescato un meccanismo di agitazione contro chi ha il dovere di Governare un paese, nell’interesse e nel volere dei cittadini che invece ha disatteso e per di più ignorato e calpestato, come nel caso del referendum sulla Riforma Costituzionale che aveva si una valenza giuridica, la bocciatura della riforma ma anche una valenza morale, la bocciatura e le dimissioni del Governo. Esempi che dimostrano che il popolo non ha odio ma è indotto dai fatti a reagire e protestare, non avendo più altro strumento democratico.
Ciò che ulteriormente deve far riflettere è anche il fatto che chi ritiene si stia incitando all’odio sono proprio coloro che sono direttamente ed indirettamente responsabili della non gestione o mala gestione dei problemi i quali con i loro provvedimenti legislativi, assai distanti dal volere degli Italiani ma imposti da propri voleri ideologici e non solo, si espongono, per poi condannare gli ulteriori attacchi non di odio ma di rabbia nei loro confronti.
Non possono essere quindi annoverati in odio razziale, le frasi certamente dure e condannabili rivolte ad i clandestini, così come non sono frasi sessiste quelle rivolte ad alcune esponenti parlamentari, anche delle più alte Cariche dello Stato, apostrofate, in maniera certamente condannabile.
Non sono condannate perché donne, così come tanti loro colleghi uomini, ma perché usurpatrici di una democrazia non più vissuta dal popolo e promulgatrici di norme rifiutate dagli Italiani ma per loro volere imposte.
Si Valuti invece quanto è a rischio la tenuta democratica del paese, non dovuto al crescente odio ma alla crescente insofferenza del popolo, facilmente intuibile e non reprimibile nonostante gli sforzi esercitati.
Nessun odio o incitamento all’odio quindi, ma la rabbia degli Italiani che si riversa, momentaneamente, solo nei Social Network