Giovani sottopagati. Giovani costretti a lavorare più ore di quelle che poi effettivamente vengono pagate loro. Giovani che lavorano senza garanzie, quelle che sognavano da studenti universitari chini su libri carichi di pagine da studiare e una mente piena di sogni da realizzare. Anche Raffaella Esposito Alaia, 34 anni, era una di questi giovani. Una studentessa prima, che di sogni ne aveva tanti, una laureata poi, che annaspava alla ricerca di un lavoro soddisfacente e sicuro per lei e la sua famiglia, messa su nonostante le paure e le incertezze del futuro. Stava lavorando Raffaella, uno di quei lavori che si accettano nonostante la propria laurea in psicologia avesse un tempo fatto sperare in qualcosa d'altro. Uno di quei lavori che accetti per arrangiare, per arrotondare, per portare il pane sulla tavola. Uno di quei lavori in cui ricevi materialmente poco, ma umanamente tanto. Un lavoro che diventa una questione di vita, perché è con le vite altrui che si lavora. O anche una questione di morte, come è successo a Raffaella. Lavorava in una casa famiglia di Acerra come operatrice ed era arrivata a Paestum il 15 luglio per trascorrere due settimane di vacanza al mare assieme a quei ragazzi che erano diventati anche la sua, di famiglia. Dopo pranzo il gruppo, che alloggiava come ogni anno in un campeggio della zona, è sceso in spiaggia e, nonostante il mare fosse agitato, alcuni ragazzi hanno deciso di fare comunque il bagno. Quando tre di loro si sono trovati in difficoltà a causa della corrente, non ci ha pensato due volte a tuffarsi in loro soccorso. Il mare burrascoso ha però travolto tutti e tre. Grazie all'intervento di un bagnino i due giovani sono stati portati a riva ma per la donna non c'è stato nulla da fare. A lungo i sanitari del 118 hanno provato a rianimarla ma inutilmente, la donna aveva ingerito troppa acqua. Raffaella non lascia solo quei ragazzi che tanto amava - per lavoro ma soprattutto per passione - ma anche la sua famiglia, che ha perso una madre amorevole e una moglie devota. Raffaella è, però, soprattutto un'eroina, di quelle che fanno poco rumore, ma che inducono a pensare; Raffaella è il simbolo di una generazione che, nonostante venga definita troppo spesso bambocciona, si scorcia le maniche, si sacrifica, accetta lavori in cui spesso mancano ricompense e tutele e a volte mette da parte certi sogni di gioventù per adattarsi ad una realtà senza tante garanzie, sicurezze, limiti. una società che chiede più di quanto dà. A volte anche la vita.