Mercoledì, 03 Luglio 2024 19:21

Evasione fiscale in crescita per Giovannini (ex ISTAT) dipende da lezioni private e contribuenti poveri

Pubblicato in Economia e Diritto

Sono approssimativamente riconducibili a puerili e sterili chiacchiere da bar talune pretestuose illazioni concernenti la genesi dell’evasione fiscale proferite pubblicamente da Enrico Giovannini qualche tempo fa. L’ex presidente dell’Istat ed ex ministro del lavoro a capo di una commissione per l’evasione fiscale raffigurante poco straordinariamente gli orientamenti di Ministero delle Finanze, Bankitalia, Ragioneria Generale e Agenzia delle Entrate si scaglia senza remore sui contribuenti più deboli ed inermi per celare l’inefficienza del sistema tributario italiano e dello Stato più in generale. Secondo l’economista e statistico italiano al quale è sfuggita la poltrona della presidenza dell’istituto nazionale di statistica, nonostante le sue “sonore manifestazioni di interesse malauguratamente ignorate”, circa il 30% dell’evasione fiscale associata al lavoro sommerso è riferibile ai contribuenti che impartiscono lezioni private. E’ quanto emerge da un’intervista predisposta in una nota trasmissione condotta dallo stimato amico Oscar Giannino, andata in onda lo scorso 22 ottobre su Radio24. Un po’ come dire che se crolla la chiesa è colpa dei fedeli che non hanno pregato abbastanza. Non si è mai visto, in verità, un tutor acquistare una barca ormeggiata al porto turistico o una berlina di lusso parcheggiata nel box di casa con i striminziti e saltuari proventi derivanti dalle lezioni private, talvolta erogate a pochi spiccioli e addirittura gratuitamente in circoli, comitati di quartiere, parrocchie ed oratori. D’altra parte, è evidente che i professionisti che erogano faticosissime lezioni universitarie private lo fanno al mero scopo di integrare compensi da fame o per sopravvivere, sacrificando spesso le proprie legittime aspettative economiche al crudele altare di un mercato sempre più smunto e simile ad una greppia. Se alcuni docenti della scuola pubblica,  solitamente rinchiusi in sordide torri d’avorio pregne di inerzia e albagia fossero realmente all’altezza della loro missione, confusa non di rado con prelazioni, rendite di posizione e baronati, in Italia circolerebbero certamente molti evasori fiscali in meno per la gioia del dottor Giovannini e dell’Agenzia delle Entrate. Senza contare che lo studente è spesso mercimonio dei suoi stessi docenti i quali, parallelamente ai medici specialisti operanti nelle strutture sanitarie pubbliche, esternalizzano privatamente l’assistenza didattica a proprio uso e consumo, legittimando volentieri esose pretese economiche puntualmente sottaciute nella propria dichiarazione dei redditi. Si tratta di complessi e distorti fenomeni generati dalla insana democrazia di questo tempo non contemplati, purtroppo, dai calcoli inferenziali elaborati dal dottor Giovannini, i cui strali provocatori non si limitano a precari ed incapienti ma si estendono in buona sostanza anche ai contribuenti a basso reddito. L’ex ministro durante la succitata intervista, difatti, si spinge oltre e affonda senza pietà il coltello nella piaga sanguinante dei contribuenti più modesti ed indigenti, accusandoli di “evasione dell’IVA”. Sarebbero evasori di IVA secondo Giovannini, quindi perseguibili, i contribuenti che al solo scopo di sopportare le spese alimentari e l’acquisto di beni primari non pretendono la fattura da medici specialisti ed idraulici in ordine alle prestazioni ricevute, “accontentandosi”, in cambio, di cospicui  e salvifici sgravi loro concessi su onorari e parcelle. Poco o nulla importa a Giovannini, al MEF, a Bankitalia ed Agenzia delle Entrate se artigiani e professionisti detengono di fatto un potere contrattuale pressoché monopolistico ed un ruolo imprescindibile che consumatori, contribuenti e pazienti sono tenuti a riconoscere inderogabilmente per i suddetti motivi di sopravvivenza. Dunque, stando ai fatti narrati a finire sul banco degli imputati non sono tanto gli evasori fiscali sic et simpliciter, ma i meno abbienti e fortunati, rei di spaccarsi quotidianamente la schiena per sbarcare il lunario e rimanere in vita tra acrobazie e salti mortali. Non è quindi un mistero se evasione fiscale e lavoro sommerso continuano ad aumentare innalzando a 108 miliardi di euro il divario fra tasse dovute e tributi effettivamente corrisposti, malgrado gli accertamenti fiscali enfaticamente propagandati negli ultimi tempi dai media. A parere di chi scrive, elusione ed evasione fiscale sono fenomeni direttamente proporzionali ad  ottusa intransigenza, intolleranza e delatorie presunzioni tributarie poste in essere dall’amministrazione finanziaria. A nulla serviranno fantomatiche lotterie, riffe e giochi a premio basati sull’obbligo di emissione di scontrini fiscali, sull’auspicio di  vincere chissà quali sconti e detrazioni fiscali e, soprattutto, su risibili manovre di facciata. E’ verosimile piuttosto attendersi che le infauste conclusioni alle quali perviene l’ex presidente dell’Istat Giovannini acuiscano in qualche modo dissidi, contrasti, diseconomie, insidiose e destabilizzanti disinformazioni. Gli apparati governativi e gli attigui comparti economico finanziari prendano piuttosto coscienza del fatto che, dopo decenni di avanzo primario (eccesso di entrate tributarie ed extratributarie sulla spesa pubblica) utile alla copertura degli interessi sul debito e di parte del debito pubblico stesso, quest’ultimo continua a salire progressivamente. Tutto questo accade mentre il Pil è praticamente fermo o, realisticamente atteso ad incrementi da prefisso telefonico nella migliore delle ipotesi. Segno incontrovertibile che le risorse pubbliche vengono sistematicamente sperperate da inetti e screanzati inclini ad impieghi anomali ed impropri. Gli ultimi concreti incrementi di Pil che l’Italia ricordi sono quelli riconducibili agli anni cinquanta (il cosiddetto “miracolo economico”) e quelli innescati al ritmo del 4% annuo da Alberto De Stefani, accorto e saggio ministro del governo Mussolini che non si sarebbe mai sognato di scaricare sui contribuenti più vulnerabili gli ineffabili fallimenti dell’amministrazione (Sic!). La sopravvivenza è un diritto sacrosanto, non l’elemosina di personaggi in cerca d’autore che beffano la dignità umana con accrocchi contabili e fuorvianti sofismi, dei quali è indispensabile fare a meno.

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