Sassicaia superstar a Vinitaly, con una degustazione dal titolo insolito per quello che negli anni, grazie alla capacità del marchese Mario Incisa della Rocchetta, alla lungimiranza di suo figlio Nicolò e alla maestria dell’enologo Giacomo Tachis, è diventato uno dei più prestigiosi simboli del Made in Italy.
L’appuntamento che questa mattina al 51° Vinitaly ha coinvolto giornalisti, sommelier, enologi, pochi e fortunati wine lover, oltre a cinque ambasciatori del vino italiano nel mondo, diplomati alla Vinitaly International Academy (VIA), che ha organizzato la degustazione insieme alla Tenuta San Guido, era un seminario sul tema «Indietro nel tempo con il Sassicaia – le annate dimenticate».
«Annate non dimenticate, ma considerate un po’ più “piccole” rispetto alle altre», spiega Priscilla Incisa della Rocchetta, che ha ricordato la nascita del Sassicaia come «vino da bere in famiglia, voluto dal nonno Mario Incisa della Rocchetta, che comprese come il territorio di Bolgheri fosse vocato alla coltivazione di vigneti come il Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc». Solamente dal 1968 il Sassicaia si apre al mercato e dal 1994 trascina il territorio alla conquista della Doc Bolgheri.
«È un prodotto che rappresenta le nostre origini e la nostra famiglia – ha continuato Incisa della Rocchetta –. Negli anni si è trasformato in uno dei simboli del Made in Italy di alto livello nel mondo e per noi è una grande responsabilità portare avanti questo progetto, seguendo sempre le filosofie originali».
A rendere omaggio al Sassicaia era presente anche il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. «La degustazione di oggi organizzata da Vinitaly International Academy è una straordinaria occasione per un incontro con il Sassicaia, nato grazie all’intuito di Mario Incisa della Rocchetta, che creò un vino sul modello bordolese e che divenne un vino-icona».
«La storia della Tenuta San Guido – ha proseguito Mantovani – si incrocia con un altro grande uomo, l’enologo Giacomo Tachis, che abbiamo ricordato l’anno scorso a Vinitaly. Grazie a loro il Sassicaia è divenuto un modello che non solo ha dato vita ai cosiddetti “Super-Tuscan”, ma ha creato dal nulla il distretto vitivinicolo di Bolgheri, nella Maremma che prima non aveva alcuna storia e che è diventata uno dei grandi territori del vino. Oggi siamo a celebrare i 50 anni di commercializzazione del Sassicaia e la 30ª partecipazione a Vinitaly».
Un vino che è un simbolo, in grado di competere anche in chiave economica con i grandi vini francesi e che sostiene il confronto senza alcun complesso di inferiorità. «È uno dei grandi vini ricercati in Cina, proprio per la sua qualità e la grande storia alle spalle», ha ricordato Stevie Kim, managing director di Vinitaly International Academy, presente insieme al direttore scientifico di VIA, Ian D’Agata, che ha condotto la degustazione insieme a Carlo Paoli, direttore generale tecnico di Sassicaia e Tenuta San Guido.
Per gli amanti di date e numeri, le annate degustate, di altissimo livello, nonostante siano figlie di «stagioni complicate sul versante meteorologico», hanno spiegato Ian D’Agata e Carlo Paoli, sono state: 1992, 1994, 2002, 2005, 2007, 2008, 2010, 2014.
Tenuta San Guido produce ogni anno a Bolgheri 180-200mila bottiglie di Sassicaia. «Poco più della metà viene esportata e il resto rimane in Italia – ha precisato Priscilla Incisa della Rocchetta -. È una scelta, perché è un prodotto italiano e riteniamo che chi viene nel nostro Paese lo debba trovare».
Una curiosità. Mario Incisa della Rocchetta fu il proprietario di un altro simbolo italiano: il cavallo Ribot, uno tra i galoppatori più forti di tutti i tempi.