Tendoni cremisi che si aprono, come in un teatro, su un tragico fatto di sangue. Un giovane coraggioso che, in barba all’omertà diffusa, indaga fino a scoprire cose indicibili. Una splendida Palermo che diventa, ancora una volta, palcoscenico di un giallo fitto di misteri e di suspense mozzafiato.
Uscirà nelle librerie a fine mese, “Tende rosse”, il secondo romanzo della collana giallonero edito da Bonfirraro, tutto giocato su queste sapienti caratteristiche, acutamente equilibrate, che contribuiscono a fare dell’opera d’esordio dell’autore Angelo Agnello un piccolo capolavoro del mistery formato siciliano.
Sì, perché il noto architetto palermitano con la passione per la letteratura, ha concepito il suo giallo interamente ambientato in uno storico mercato popolare di Palermo, facilmente individuabile, raccontandolo con dovizia di particolari e pensando di poter catturare il suo lettore in un’esperienza di tipo sensoriale, proprio come nello storico quadro di Renato Guttuso.
L’incipit è, infatti, tra i più accattivanti: proprio come fosse un lavoro cinematografico, la penna dello scrittore si ferma sui tendoni che ogni mattina si spiegano al sole caldo di Sicilia, custodendo odori, colori e sapori che si alternano e vivificano tra le storiche bancarelle, non molto dissimili da quelle orientali. È tra questi vicoli strettissimi, talmente angusti da mozzare il fiato, che incontriamo Giovanni, il giovane protagonista: un ragazzo come tanti, curioso e volenteroso, ma che a differenza di altri, insegue l’odore forte della libertà. Libertà che fa rima, purtroppo, con omertà, il muro davanti sul quale il protagonista si ritrova più volte a sbattere.
Un giorno, infatti, diverrà involontario testimone di un fatto di sangue efferato: da semplice spettatore, il ragazzo si impegnerà a collaborare con le indagini, incurante delle conseguenze, spezzando così l’atmosfera omertosa e ribellandosi alla cultura mafiosa di cui il mercato è intriso.
L’incontro, poi, con Valeria, ragazza cieca ma che saprà vedere “oltre”, gli cambierà la vita e i due inizieranno un’intensa e travagliata storia d’amore. Insieme, affiancati da un amico libraio, indagheranno autonomamente sui misteri di un losco traffico della malavita, scoprendo, tra un colpo di scena e l’altro, che “l’inferno” può davvero esistere.
Un giallo ben congeniato, dunque, con uno stile semplice, piano e cadenzato, che si inserisce nel solco della triade selleriana Camilleri – Piazzese – Savatteri, ma dalla quale si distingue profondamente proprio per la scelta di parlare comunque della mafia, “cancro” che permea ogni angolo di questa Sicilia dolce- amara, in cui la giustizia fatica a fare il suo corso e applicare le leggi è molto complesso, a causa di un tessuto sociale intriso da quei mali che nel tempo sono diventati un vero e proprio ostacolo al cambiamento.
Ed è così, infatti che lo stesso autore spiega le sue scelte: «Ho voluto raccontare così la mia città, anche in alcuni aspetti forse poco noti come la Palermo sotterranea e quella zona grigia dove la vita di ogni giorno può venire a contatto con la criminalità organizzata».
Proprio per la sua appartenenza al filone nazionale del “Giallo sociale”, “Tende rosse” è entrato a pieno titolo nell’incipiente collana giallonero siglata Bonfirraro editore, che ha così voluto scommettere su una schiera di giallisti in ogni angolo d’Italia che potessero servirsi della propria scrittura per intrecciare il personale e il politico, pezzi di storia d’Italia, e in particolar modo di quella Meridionale, avvolti ancora da troppi misteri con l’ansia di rivolta e riscatto, e ancora brandelli di memoria e di vissuto tragico o comunque borderline, con denunce e ritratti a tinte fosche della realtà quotidiana.
«Tutti conosciamo la storia ufficiale dopo le stragi del 1992 – ha dichiarato l’editore Salvo Bonfirraro – ma cosa c’è ancora da scoprire e da denunciare tra le pieghe nascoste della società attuale? Agnello è stata per noi una piacevole scoperta proprio perché ci ha condotto tra le nebbie attuali di una città solare che crea un mondo indistinto dove il coinvolgimento è sempre possibile, per chiunque, pur non negandoci un lieve barlume di speranza».