Una storia d'amore e di amicizia. Una prova di grande coraggio, quello di essere se stessi in una realtà preconfezionata che non ammette sbavature. "The Danish Girl" racconta in maniera delicata ma incisiva, commovente ma non stucchevole, la storia di Einar Wegener, il primissimo caso documentato del fenomeno transgender. Una persona rinchiusa in un corpo da uomo ma con l'animo di una donna di nome Lili. Prima di trovare la pace interiore, Einer deve affrontare fantasmi del passato, paure, turbamenti, improbabili cure contro l'omosessualità e la schizofrenia, umiliazioni da parte di chi si ritiene "normale". Un calvario che non percorrerà da solo, in quanto sarà accompagnato dall'amore incondizionato della compagna Gerda e dal desiderio, prima rinnegato poi consapevole, di essere sé stesso, di guardarsi allo specchio e finalmente riconoscersi: Einar, infatti, nel 1930 si sottopose a varie operazioni chirurgiche mai realizzate prima per il cambio di sesso definitivo. Con esiti che scoprirete solo guardando il film. Forte fu lo scandalo che un tale intervento sperimentale e rischioso per la stessa sopravvivenza suscitò all'epoca, unito al disprezzo riservato ad Einar per la sua apparente malattia e perversione. Ma quanto scandalo, ancora oggi, provocherebbe una vicenda simile? In molti hanno apprezzato la storia di Lili, ma quanti nella vita reale sarebbero disposti ad accettarne una simile, con altrettanta tenerezza e rispetto? C'è gente che ancora oggi guarda gay e transgender come esseri oltre natura. C'è gente che ancora oggi mostra la stessa diffidenza, aggressività e scarsa cultura della Copenaghen anni '30 di Einar/Lili. Gente che, in realtà, teme ancora tutto ciò che è diverso, eccentrico, che esce fuori dagli schemi. La diversità del transgender ne è solo un esempio. È questo, forse, il motivo per cui "The Danish Girl" ha diviso la critica: c'è chi esalta la silenziosa e rispettosa interpretazione di Redmayne nel mostrare la grande sofferenza di una persona invasa dal disagio fisico e interiore di trovarsi in un corpo a lei estraneo. C'è chi attacca la strumentalizzazione della tematica e i meccanismi lacrimosi e acchiappaoscar con cui essa è stata sviluppata. Chi, ancora, condanna l'enfatizzazione di certe questioni in un momento in cui anche in ambito politico e sociale esse dividono le menti e gli animi di italiani e non. Nel frattempo, noi potremmo semplicemente goderci la storia al di là di battaglie sociali e lotte per la fama, di pregiudizi e soliti sentimentalismi: la storia di una persona che non sa più chi è e quale identità desideri. Una storia di amore coniugale, ma soprattutto di cura dell'altro, quale che sia la sua scelta di vita. Lili è coraggio, forza, inquietudine, paura. Emozioni e sensazioni che ognuno prova almeno una volta nella vita, indipendentemente dalla propria storia, dalla razza, dal sesso o dalla religione. "Qualunque cosa io indossi, i sogni che farò questa notte saranno i sogni di Lili". Perché Lili è Einar. Come lo sono io. Come potreste esserlo anche voi.