Venerdì, 22 Novembre 2024 05:23

È vivo più che mai il dibattito politico in Francia alla vigilia delle elezioni presidenziali che si terranno il 23 aprile. I due candidati in corsa per l'Eliseo che otterranno più voti al primo turno si sfideranno al ballottaggio previsto il 7 maggio: in ballo non c'è solo la guida del Paese ma il futuro dell'Europa. Ciò fa delle elezioni francesi un banco di prova fondamentale per la tenuta di un'Unione Europea attraversata da violenti fratture sociali nelle quali le destre populiste e xenofobe accrescono i loro consensi. Chi sono i principali candidati e quali sono i loro programmi? Vediamoli da vicino. In testa ai sondaggi col 25% delle preferenze c'è il movimento En marche! di Emmanuel Macron. L'ex- Ministro dell'Economia del Governo Valls è dato come possibile vincitore al ballottaggio. Banchiere proveniente dal Partito Socialista la sua campagna ha riscosso grande successo grazie alle parole d'ordine all'insegna della rottamazione della vecchia classe politica, avvicinandolo al suo omonimo Matteo Renzi. Europeista convinto, il suo programma è di stampo liberal-democratico: fiducia nel libero mercato, flessibilità nel mondo del lavoro, liberalizzazioni del comparto pubblico, taglio alla spesa pubblica sono i suoi cavalli di battaglia. In realtà ci troviamo di fronte a ricette già viste: il fallimento della terza via, espressione di un neoliberismo economico "accettabile", è sotto gli occhi di tutti avendo generato solo precarietà e disoccupazione. La Procura di Parigi ha inoltre aperto un'inchiesta a suo carico per favoritismi nei confronti di alcune aziende francesi. Segue in un testa a testa col 24% nei sondaggi la leader del Front National Marine Le Pen. Le sue parole d'ordine sono di stampo nazionalista: portare la Francia fuori dall'UE e ritornare alla valuta nazionale, a ciò va aggiunta una politica economica protezionistica e la chiusura delle frontiere per fermare l'immigrazione. In politica internazionale è in sintonia con i presidenti Donald Trump e Vladimir Putin; a lei si ispira Matteo Salvini. Nonostante i problemi giudiziari che vedono coinvolti esponenti del suo partito con l'accusa di frode Le Pen avanza nei sondaggi. Il suo successo è da ricercare da un lato nella crisi economica che ha radicalizzato il conflitto sociale su posizioni reazionarie, dall'altro nei continui attacchi terroristici che hanno spinto i cittadini francesi a preferire risposte di tipo securitario. Nella sua proposta politica trovano ampio spazio posizioni razziste, fasciste e xenofobe. Precipita al 18% nei sondaggi il candidato dei Les Républicains François Fillon. Primo ministro durante la presidenza di Nikolas Sarkozy è divenuto leader dei repubblicani dopo aver battuto Alain Juppé alle primarie del centrodestra. Le sue posizioni conservatrici ed europeiste sono analoghe a quelle del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy; il suo programma trova inoltre molti punti di contatto con quello di Marine Le Pen sul tema dell'immigrazione. Partito inizialmente come tra i favoriti in corsa per la guida dell'Eliseo Fillon è stato travolto dall'inchiesta denominata Penelope Gate dal nome della moglie: entrambi si sarebbero appropriati indebitamente di fondi pubblici per favorire familiari ed esponenti del proprio partito. Una situazione che ha influito pesantemente sulla corsa alla presidenza della repubblica che sembra sfumare ogni giorno di più. Segue al 15% nei sondaggi il leader del movimento La France insoumise Jean-Luc Mélenchon. Docente di filosofia di origini marocchine, Mélenchon è il vero out-sider di queste elezioni. La sua proposta politica, L'avenir en commun, ha fatto breccia nel cuore dei giovani francesi: disobbedienza ai trattati e rifiuto del fiscal compact, cancellazione della loi travail, riduzione dell'orario di lavoro a 32h settimanali, salario minimo di 1.350 €, età pensionabile a 60 anni, rivoluzione fiscale con maggiore progressività dell'imposta e tassa sul lusso, riconversione ambientale dell'economia, senza mai trascurare i diritti civili. Punto di riferimento è l'economista Premio Nobel Joseph Stiglitz: il movimento si pone nel solco della corrente eurocritica ed ha presentato il Plan B, un documento in cui viene pianificato il superamento cooperativo della moneta unica da prendere in considerazione nel caso in cui dovesse fallire il piano di riforma dell'UE. Un esempio per tutta la sinistra europea. Chiude all'11% nei sondaggi Benoît Hamon vincitore delle primaria del Parti Socialiste contro Manuel Valls. Sostenitore del primato della Francia in un'Europa federale, è cresciuto sotto l'egida di Lionel Jospin. Ministro nei governi Ayrault e Valls, il suo programma si rifà alle teorie dell'economista Thomas Piketty ed è per molti aspetti simile a quello di Mélenchon. Spicca la proposta di introdurre un reddito di cittadinanza di 600 € mensili e una tassa sul lavoro robotizzato. Hamon porta con sé il peso di un Partito Socialista nel suo momento storico peggiore a causa degli errori commessi da Hollande che ha liquidato la cultura socialista per cedere alle sirene del neoliberismo: la loi travail - sorella del jobs act - ha messo in ginocchio i lavoratori francesi. Nel vuoto sono caduti gli appelli di unità della sinistra: né Hamon né Mélenchon hanno voluto fare passi indietro. La corsa a 5 per l'elezione dell'undicesimo Presidente della Quinta Repubblica Francese si fa ogni giorno più accesa e incandescente: chi vincerà avrà nelle mani il futuro della Francia e il destino dell'Europa.

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