Lunedì, 23 Dicembre 2024 00:38

Dire che oramai l’atmosfera del nostro povero Pianeta ha raggiunto livelli di inquinamento inaccettabili per assicurarci una futuro vivibile purtroppo sembra un frase scontata. Du seguito un po’ di cronologia sugli accordi internazionali in ambito climatico. Nel 2008 il Parlamento Europeo dopo lunghi studi, approvò il pacchetto clima-energia allo scopo di conseguire gli obiettivi che l'UE si era fissata per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Il pacchetto comprendeva provvedimenti sul sistema di scambio di quote di emissione e sui limiti alle emissioni delle automobili. L’accordo venne chiamato “Pacchetto clima-energia 20-20-20”, varato come detto dall’Unione Europea nel 2008 e recepito dai Governi nel 2009. Per fare ciò si doveva abbandonare l’idea di crescita del PIL come misura principale del progresso. Occorrerebbe concentrarsi su ciò che più conta per l’uomo: salute, felicità e ambiente. Questo nuovo modello di crescita non solo allevierebbe il nostro Pianeta dalla pressione insostenibile a cui è sottoposto, ma renderebbe anche possibile la realizzazione della trasformazione energetica di cui abbiamo bisogno. Correva sempre l’anno 2009 che il Regno Unito emise una prima bozza di legge “New Deal Green”, un complesso documento a cui parteciparono importanti nomi della politica, della cultura, dell’economia e dell’ambiente dove erano state raccolte varie proposte per affrontare il problema del “global warming”, la crisi finanziaria mondiale e l’incremento smodato dell’utilizzo dei combustibili fossili il cui consumo genera inquinamento dando luogo alla effetto-serra e al buco nell’ozono. Quest’ultimo si è formato nelle zone polari perché, anche se è vero che lì la fascia d'ozono è più spessa , esso si riduce a una velocità maggiore perché sono meno esposte all'irraggiamento solare. (https://www.ecoage.it/bucoozono. htm). Il New Deal Green ha preso spunto dal New Deal roosveltiano ideato per far fronte alle problematiche della Grande Depressione degli anni trenta. Successivamente, nel 2014 l’UE stabilì di ridurre le emissioni globali di gas serra del 40% e per l’Italia del 32%, entro e non oltre fine 2030. L’argomento è stato affrontato in sede ONU più volte ma solo nel 2015 con L’Accordo di Parigi si giunse a un risultato. Esso fu siglato dagli stessi stati firmatari della Convezione Quadro degli Stati Uniti sui Cambiamenti Climatici del lontano 1992, ove si parlava di progetti per l’utilizzo di investimenti finanziari in fonti di energia rinnovabili (luce solare, vento, maree, potenza delle onde acquatiche ed energia geotermica) e misure di defiscalizzazione per incentivare l’utilizzo delle stesse e ora ha assunto un valore giuridico. Gli Stati Uniti purtroppo, dal 2019 sono usciti dall’accordo. Arrivando ai giorni nostri, da quest’anno gli stati membri dell’Unione Europea dovranno seguire le linee guida del nuovo Accordo Verde Europeo; per raggiungere questi tre obiettivi Il Parlamento Europeo ha voluto che l’UE si impegnasse, alla conferenza delle Nazioni Unite COP25 di dicembre scorso, per un accordo che stabilisca i parametri per una riduzione a zero delle emissioni di gas a effetto serra, progressivamente da qui al 2050: zero emissioni, energia sicura a prezzi accessibili, trasporti più intelligenti e cibo di alta qualità. Il patto climatico europeo verrà lanciato a marzo prossimo. Così alcune parole delgi interventi: “Nel 2020 lo European Green Deal sarà la nostra nuova strategia per la crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro.” - Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; “Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.” - Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea. La Commissione Europea ha stabilito la “dead-line” per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e, tra le altre cose, un fondo finanziario per una transizione equa, un piano globale su come raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 di almeno il 50-55%. La Banca Europea per gli Investimenti ha deciso, col voto favorevole anche dell’Italia, di non finanziare più i progetti che hanno come elemento principale il carbone e il petrolio a partire dalla fine del 2021. La scienza è chiara: si deve limitare l’innalzamento della temperatura a 1.5 °C e invertire la rotta che sta portando la Terra verso il collasso del suo ecosistema o rischiamo di perdere tutto. Il Green New Deal per l’Europa non consiste solo in piccole riforme per la tutela dell’ambiente. È un investimento sul futuro delle nostre società perché decarbonizzare le nostre economie significherà sviluppare tecnologie radicalmente nuove. La Commissione Europea riesaminerà e potenzialmente rivedrà tutte le misure legislative pertinenti a realizzare questa rinnovata ambizione. Uno dei temi centrali sarà l'economia circolare, un sistema economico volto a eliminare gli sprechi e l'uso continuo delle risorse. I sistemi circolari impiegano il riutilizzo, la condivisione, la riparazione, il rinnovo, la rigenerazione e il riciclaggio per creare un sistema a circuito chiuso, riducendo al minimo l'uso di input di risorse e la creazione di rifiuti, inquinamento ed emissioni di carbonio; mira a mantenere i prodotti, le attrezzature e le infrastrutture in uso più a lungo, migliorando così la produttività di queste risorse. Tutti i "rifiuti" dovrebbero diventare "alimenti" per un altro processo: un sottoprodotto o una risorsa recuperata per un altro processo industriale o come risorse rigenerative per la natura, ad es. compostabili (vedi i rifiuti utilizzati per produrre termoenergia). Questo approccio rigenerativo è in contrasto con la nostra tradizionale economia lineare. In Italia, Il Governo Conte bis, in rispetto delle urgenti misure richieste dall’UE, ha emanato il DL Clima del 14 ottobre 2019, n. 111, Programma Strategico Nazionale per contrastare l’emergenza climatica e ambientale. Il nostro Paese ha promesso che presto taglierà le emissioni di CO2 di circa la metà di quello che occorrerebbe per cercare di centrare gli obiettivi definiti dagli Accordi di Parigi. Anche se è vero che il nostro Governo prevede di chiudere le centrali a carbone entro il 2025, in Italia il ruolo del metano è ancora centrale. “Il metano è il peggiore tra i gas serra che dovremmo saper controllare: secondo uno studio pubblicato su Science, il settore delle estrazioni ne disperde in atmosfera 13 milioni di tonnellate l'anno, il 60% in più di quelle stimate dall'Agenzia Usa per la Protezione dell'Ambiente”. (fonte –FOCUS). Restiamo, quindi, in attesa di nuovi sviluppi per questa preoccupante situazione.

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